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Lunedì 09 Maggio 2011
Un ragazzo su quattro
abbandona la scuola
La piaga dell'abbandono è più diffusa al Nord che al Sud. E il capoluogo lariano viene, suo malgrado, citato ad esempio di questa nuova geografia del disagio giovanile: «A Como c'è una dispersione doppia che a Bari».
L'allarme per la dispersione scolastica, a Como, è già suonato da qualche tempo. Dieci giorni fa, presentando il dossier di Univercomo sulle «dinamiche del mercato del lavoro e la progettazione del sistema formativo comasco», il presidente Giacomo Castiglioni aveva riportato numeri addirittura più alti di quelli di "Tuttoscuola": «Il 25% dei ragazzi comaschi si ferma tra il 1° e il 2° anno delle superiori. Il fatto che il dato sia più alto della media nazionale, dipende in parte anche dalla maggiore facilità a trovare lavoro rispetto ad altre regioni. Ma comunque si tratta di giovani candidati al disagio». Il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale, Claudio Merletti, ha rimarcato la necessità di modificare il meccanismo dell'orientamento: «Oggi questo compito, nelle scuole medie, è affidato per il 90% a donne, che nell'80% dei casi hanno una formazione umanistica. Così la scuola finisce per autoriprodursi. Non sarebbe meglio dare l'incarico a due insegnanti di opposta formazione?». Tra le proposte sul tavolo anche un master per docenti orientatori.
Ma la dispersione non è l'unico problema della scuola comasca, finita al 37° su 100° province nella classifica complessiva, chi tiene conto anche di altri parametri, come strutture, mense e precariato. In questo caso preoccupa il confronto con i vicini: siamo 20 posizioni dietro Varese e addirittura 30 rispetto a Lecco.
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