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Martedì 10 Maggio 2011
Torno, per questi denari
la guerra con Moltrasio
Ritrovato in Biblioteca, a Como, un documento del 1517, a firma del governatore di Milano. E' l'antefatto della distruzione subita nel 1522 ad opera degli Sforza e dei rivali
«Franza o Spagna purché se magna». Non è soltanto questo aforisma degno dell'italiano dedito al proprio "particulare" secondo la lezione insuperata di Francesco Guicciardini. Spunta da un fondo di pergamene esistente nella Biblioteca comunale di Como un interessante documento sulle guerre che opposero il partito francese a quello spagnolo. Si tratta di una disposizione emanata a favore della comunità di Torno il 1° giugno del 1517 da parte del conte Odetto di Foix, signore di Lautrec e di Comminge, maresciallo di Francia e all'epoca della stesura di questo documento, governatore della città e del Ducato di Milano.
L'autore di questo testo era circondato da una fama sanguinaria per i numerosi episodi di crudeltà che ne accompagnarono le gesta militari, culminate con la vittoria nella battaglia di Melegnano del 13-14 settembre del 1515. Fino al 1528, anno in cui si rese protagonista del massacro di Melfi, che causò la morte di 3mila persone, il conte di Lautrec, fu responsabile di numerosi episodi cruenti: ad esempio il 16 luglio del 1521 fece squartare il nobile milanese Manfredo Pallavicino, intenzionato a vendicare l'uccisione del fratello.
A sua volta la sua vita si concluse tragicamente, quando le truppe spagnole di Carlo V cinsero d'assedio Napoli e distrussero le condotte dell'Acquedotto della Bolla, che causò una pestilenza di cui fu vittima lo stesso conte di Lautrec, il giorno di Ferragosto di quell'anno, 1528.
Il testo che si trova in biblioteca è molto importante per inquadrare i precedenti delle lotte furibonde che opposero Torno e i comuni della sponda opposta, tra cui Moltrasio, che parteggiavano per gli Spagnoli. Nella pergamena si fa riferimento alle distruzioni che colpirono il borgo di Torno negli anni precedenti alla rovinosa distruzione dell'11 giugno 1522, seguita al ritorno in Milano degli Sforza, il 19 novembre 1521, dopo l'abbandono della capitale lombarda da parte dei Francesi.
All'epoca Torno era uno dei luoghi più popolosi del territorio corrispondente all'attuale provincia di Como. Come hanno evidenziato le ricerche pionieristiche di Antonio Cavagna Sangiuliani, pubblicate nel 1870 e nel 1871: Torno aveva agli inizi del Cinquecento una popolazione stimata in non meno di cinquemila abitanti. Il borgo, come hanno mostrato le ricerche di storia medievale di Paolo Grillo, aveva accresciuto la sua potenza economica, grazie alla lavorazione della lana, avviata agli inizi del XIII secolo, attorno a una casa degli Umiliati.
Proprio per agevolare la rinascita di Torno che aveva subìto distruzioni molto gravi nel 1512, 1514 e 1515 il conte di Lautrec ordina ai responsabili finanziari della camera regia di risarcire con una somma di duemila lire tornesi la comunità tornasca: questa moneta ha un nome simile a quello del nostro borgo, ma deriva dalla città francese di Tours ed era tra quelle in corso in quel momento. Il conte ordina anche una serie di esenzioni fiscali e tributarie con efficacia retroattiva e per i prossimi quattro anni. Il denaro e le esenzioni fiscali, come dalla "tassa del sale" erano la necessaria premessa per favorire il rifiorire dei commerci, dal momento che gli abitanti del borgo erano soprattutto dediti ai traffici. Nel documento si fa riferimento allo spopolamento, agli incendi, ai saccheggi, agli omicidi, alle spese sostenute dalla comunità per avere espresso negli ultimi anni una dedizione costante al re di Francia. Così ora gli abitanti di Torno sono costretti a cercare una patria o a vivere di qualche liberalità e a impelagarsi in debiti per poter riavviare le proprie attività.
Al di là di queste concessioni al borgo lacustre, che saranno state compensate da spoliazioni di altri luoghi, esce da questo documento un quadro molto nitido della tristissima situazione dell'Italia e della Lombardia in quel periodo e che cosa provocava poi la protezione di questo o quel signore. E infatti Torno ne subì tutte le dirette conseguenze dalla terribile distruzione subita dalle truppe sforzesche dell'11 giugno del 1522: quando fu messa a ferro e fuoco con la collaborazione degli odiati rivali della sponda opposta e i suoi abitanti sopravvissuti dovettero riparare nella Bergamasca, fuori dallo Stato.
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