Frontalieri in nero,
azienda nei guai

Svizzera, proteste per le ditte italiane che non rispettano i minimi salariali. Sono accusate di concorrenza sleale

p.moretti

COMO Imprese italiane che lavorano in Canton Ticino con i propri dipendenti, i cosiddetti "distaccati", non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e ledono i diritti dei lavoratori, poiché non corrispondono i salari minimi, in franchi o in euro parificati alle buste paga svizzere, fissati dai contratti collettivi ed obbligatori. L'ultimo episodio è stato denunciato dall'Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese, Ocst, che a Balerna, a cinque chilometri dal confine con Como, ha scoperto in un cantiere di ristrutturazione «una situazione che ha semplicemente dell'inverosimile». Quattro operai erano intenti al lavoro: un frontaliere sprovvisto di permesso, un pensionato, un cassaintegrato ticinese e il capocantiere dipendente di un'agenzia di vigilanza.
Intanto, la segreteria di Stato ticinese per l'economia ha reso noto che l'anno scorso sono stati effettuati 16.000 controlli sul lavoro distaccato: il 38% delle ditte non ha rispettato i salari minimi fissati dai contratti collettivi di lavoro.

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Martedì 10 Maggio 2011

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