Homepage / Como città
Venerdì 13 Maggio 2011
I cinesi comprano
pure gli stand
La Passepartout di Cantù ha venduto l'intero stand ai cinesi. «Quando incroci la fortuna, devi essere bravo nel tenertela», dice Fabrizio Molteni per spiegare le ragioni del suo successo. In realtà lui, artigiano del legno-arredo fondatore della “Passepartout” di Cantù, più che avere incrociato la fortuna sembra uno che sa bene come fare per andarla a scovare nelle situazioni più impensabili.
Ma l'artigiano comasco della Cna e la srl di Lentate sono esigenti e possono permetterselo perchè fanno roba di lusso. Quindi al Salone volevano l'ambitissimo “padiglione 42”, quello dei Vip. O quello o nulla; e all'ultimo momento, spiega, «nel 42” si libera uno stand da 75 metri quadri. E' solo un primo assaggio della fortuna che lo attende; il secondo è stato il rendersi conto che dall' “appartamento” sarebbero per forza transitati tutti i visitatori diretti al padiglione, visto che la posizione era strategica, proprio all'entrata. Lo stand “Antologia by Boffi & Passepartout” è un successo, piace a tutti con la ricercatezza con cui l'artigiano sa dare continuità ad armadi, librerie, porte, pavimenti e controsoffitti nel passaggio da un ambiente all'altro. L'artigiano minimizza:«E' nato tutto alla buona, all'ultimo momento», ma nulla può essere «alla buona» se arriva da uno che non ha «mai arredato due appartamenti allo stesso modo». Infatti poi butta lì che «lo stand ce lo ha progettato un giovane architetto italiano con studio a Montecarlo». Coi visitatori, la terza sorpresa: imprenditori cinesi con show-room a Pechino, già in relazione con Fratelli Boffi, comprano l'intero contenuto dello stand per esporlo e vendere in patria.«Un buon affare per entrambi – dice Molteni -: col ricavato abbiamo parzialmente coperto i costi e ottenuto la pubblicizzazione in Cina, e loro hanno acquistato a un prezzo di favore. In più, abbiamo passato a loro buona parte dei contatti che in fiera ci hanno lasciato i visitatori cinesi, così possono recuperarli e magari avviare trattative».
Molteni è uno che ha capito che unendo i talenti il vantaggio è reciproco, e lo ha capito quando ancora non si usava dire che per crescere bisogna mettersi in rete. Dopo la scuola d'arte ha disegnato per nove anni in un'azienda locale , poi si è messo in proprio, con un negozio di cornici, ma continuava a disegnare arredi per amici e conoscenti. Fino a quando, nel 1999, la direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano, che lo aveva conosciuto nel suo lavoro da dipendente, lo ha chiamato per realizzare con Arnaldo Pomodoro la Sala delle Armi. «Da lì in poi – dice col tono di chi è abituato a semplificare – mi sono organizzato con macchine e maestranze». E la chiama “fortuna”.
Maria G. Della Vecchia
© RIPRODUZIONE RISERVATA