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Sabato 14 Maggio 2011
Pochi posti letto per l'emergenza
Il Sant'Anna finisce sotto esame
Nuovo ospedale Sant'Anna, è capitato almeno dieci volte negli ultimi mesi: come accadeva nel vecchio presidio di via Napoleona, pazienti indicati per la rianimazione non trovano posto nel super nosocomio di via Ravona. Ma vengono trasferiti in altri presidi.
Come sempre. Nel passato, più volte i posti "salvavita" sono risultati insufficienti a soddisfare le richieste e sono emerse le difficoltà per la ricerca di un letto libero in altri ospedali, per il tutto esaurito nelle terapie intensive del Sant'Anna. Già nella vecchia sede, il numero era aumentato, era passato da sei, poi a otto, poi a dieci posti letto e aveva aggiunto quattro posti di terapia subintensiva, con raddoppio della specialità, rianimazione Prima e Seconda. Nel nuovo ospedale, la rianimazione conta 12 posti letti intensivi e quattro subintensivi, ma si era profilata la possibilità di aggiungerne altri, anche perché nel Sant'Anna bis gli interventi complessi sono in aumento e riguardano tutte le specialità chirurgiche, sempre più elevate, dalla chirurgia generale alla neurochirurgia, la maxillo facciale, l'urologia, la traumatologia e l'ortopedia, ma è solo per citarne alcune, poiché l'eccellenza è trasversale, riguarda tutti: la nuova organizzazione, le nuove tecnologie, con le quali si sviluppa la tradizionale professionalità, consentono sfide sempre più alte. Sfide che prima non potevano essere lanciate: né la struttura, né l'organizzazione, né la rianimazione le consentivano. Di conseguenza, la terapia intensiva, parte integrante e sostanziale per il post interventi chirurgici ed applicata anche a diverse patologie mediche, lavora a pieno ritmo, percentuali di occupazione dei posti letto vicina al 100%. «Il nuovo ospedale Sant'Anna è predisposto per rispondere ad ogni tipologia di domanda, salvo casi molto particolari, che richiedono diagnosi e cure in centri di riferimento regionali che, per loro natura, non possono essere provinciali - afferma Mario Landriscina, primario del dipartimento d'emergenza - Gli ustionati, i pazienti che richiedono trattamenti in unità spinale o un intervento di cardiochirurgia non possono essere ricoverati al Sant'Anna. I trasferimenti interessano questa tipologia di pazienti, incorsi in incidenti importanti». Eppure, si sono registrati trasferimenti a Gravedona o a Lecco di pazienti coinvolti in incidenti ordinari, per un profano. «Il sistema regionale dell'urgenza e dell'emergenza è a rete - spiega il dottor Landriscina - cioè gli ospedali non lavorano a comparti stagni e quando non c'è posto in una struttura, il paziente viene trasferito in un'altra, sempre in modo assistito. Mi rendo conto dei disagi per i parenti che devono assistere o visitare il paziente, ma è il malato al centro del sistema e al malato devono essere assicurate le cure più idonee nel luogo più attrezzato». Forse è stata sottovalutata la domanda e nel nuovo ospedale sarebbero stati necessari fin da subito posti in più. «Non è così - continua Landriscina - la predisposizione della rianimazione s'è attenuta ai parametri del caso, posti letto coerenti con il bacino d'utenza. Ma questo bacino s'è ampliato, poiché il baricentro ospedaliero s'è spostato: prima, una fascia di territorio confluiva su Saronno o su Tradate. Ora confluisce su San Fermo». Dunque, saranno predisposti nuovi letti? «È una valutazione in corso - conclude il primario - ma tengo a sottolineare il notevole miglioramento della situazione rispetto al vecchio Sant'Anna: i trasferimenti si possono considerare episodici. Sempre più episodici».
Maria Castelli
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