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Martedì 17 Maggio 2011
Bollettini pazzi a Como
In Università è caos
C'è chi ha ricevuto sette bollettini, chi otto, altri addirittura dieci. È caos per il pagamento della seconda rata delle tasse all'Università dell'Insubria.
Ma partiamo dai «bollettini pazzi». Perché la vicenda, oltre ad essere curiosa, ha anche generato una gran confusione tra i ragazzi, molti dei quali hanno chiesto chiarimenti alla segreteria, temendo di dover pagare cifre diverse rispetto a quelle preventivate. Ogni studente, in sintesi, ha ricevuto via posta un gran numero di buste contenenti il tradizionale modulo per pagare la rata. Il contenuto della busta era sempre lo stesso, ma l'effetto della raffica di avvisi è stato dirompente: decine e decine di telefonate per chiedere lumi e code agli sportelli informazioni. Il timore, d'altra parte, era quello di dover pagare più di una volta, visto il boom di lettere (l'importo, calcolato attraverso l'indicatore Iseeu, era prestampato). E in ogni caso nessuno voleva correre il rischio di commettere qualche errore e ritrovarsi nei guai (il termine per il pagamento scade il 23 maggio). L'Università ha comunque spiegato, tramite il personale delle segreterie e poi via email, che si è trattato di un disguido e che il pagamento andava effettuato un'unica volta. Insomma, i bollettini con il logo della banca Intesa Sanpaolo e dell'ateneo sono stati spediti in quantità industriale alla stessa persona per un mero errore dello stampatore. Resta il fatto che il problema ha creato più di un grattacapo non solo all'Insubria e all'istituto di credito, ma anche a migliaia di studenti. Per non parlare degli sprechi, considerando che decine di migliaia di lettere sono state, in buona sostanza, predisposte e spedite inutilmente.
E non è l'unica comunicazione finita sotto accusa negli ultimi giorni. Il consigliere comunale Marcello Iantorno definisce infatti «quantomeno inopportuna» la decisione dell'ateneo di inviare agli studenti, insieme al bollettino, una lettera (in verità non tutti l'hanno ricevuta) per promuovere una carta prepagata di Intesa Sanpaolo, offerta a un prezzo scontato. «Il foglio - sottolinea Iantorno - reca il logo della banca e dell'Università, inoltre in fondo compare la dicitura "firmato, il rettore". Mi domando - prosegue - se l'iniziativa sia stata autorizzata dagli organi competenti, visto che i professori non ne sanno nulla. Se così non fosse, sarebbe ancora più grave. E in ogni caso mi pare fuori luogo che la massima autorità accademica si presti a fare pubblicità a un soggetto privato, snaturando la funzione di un'università pubblica e il suo stesso ruolo».
Mi. Sa.
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