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Giovedì 26 Maggio 2011
Fondi per i frontalieri
Butti: "Non si toccano"
«I fondi di ristorno dei frontalieri non saranno bloccati», ribadisce il senatore comasco Pdl Alessio Butti che ha ricevuto assicurazioni dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, in seguito ad un'interrogazione. «Parlamento e Governo discutano al più presto la nostra mozione sui frontalieri e sui fondi di ristorno», sollecita l'onorevole comasca Chiara Braga, Pd.
Si riacutizza la tensione sulla linea di confine: su una mozione proposta dalla Lega dei Ticinesi, firmata da 25 deputati dei partiti storici, il parlamento di Bellinzona vuol ridiscutere l'entità e le motivazioni dei fondi di ristorno, il 38,8 per cento dell'imposizione fiscale sulle buste paga che Berna riversa all'Italia, per accordi bilaterali del 1974. Sono mille euro a testa per frontaliere ogni anno che perviene ai Comuni, una manna in tempi di crisi. Berna ha invitato a non approvare la mozione. Il Consiglio Federale, dice un comunicato, «segue attentamente l'evoluzione delle relazioni con l'Italia, secondo partner commerciale della Svizzera, con cui il nostro Paese intrattiene tradizionalmente buoni rapporti. Si è venuta a creare una situazione complicata: è importante sbloccarla e rilanciare il dialogo». Ora si fa avanti il Governo ticinese che ha chiesto un incontro con Berna su tutti i problemi aperti nei rapporti con l'Italia e che sono principalmente relativi alla fiscalità, nella quale rientra anche la fiscalità dei frontalieri.
Ma nella mozione c'è qualcosa di più: la destinazione dei fondi di ristorno. Sottolinea che non sono utilizzati per le infrastrutture nelle zone di confine, come prevedono gli accordi ed è una polemica già emersa nel 2009 e nel 1999. In quell'anno lontano, fu l'allora consigliere regionale Giovanni Orsenigo a dire che la realizzazione di un incubatoio per le trote non c'entrava niente con i frontalieri: perché la Regione l'aveva approvato? Alla lunga, si capì: le trote possono procurare posti di lavoro, per l'allevamento, la vendita, la preparazione, la friggitura,lo smaltimento dell'olio di frittura e delle lische, ma servono anche per la pescasportiva. «Abbiamo l'autorizzazione ad utilizzare il 30% dei fondi di ristorno per la spesa corrente», rispondono adesso i sindaci. E l'amministrazione provinciale, sull'ultimo riparto ha deliberato di utilizzare i fondi frontalieri per manutenzioni, impianti in un edificio scolastico a Lomazzo, per gli alpeggi di Ponna, una struttura polifunzionale turistico – ricreativa a Germasino, il ripristino idrogeologico, il collettamento delle acque, interventi in campo sociale. Tutto questo ha rilevanza nelle zone di confine: non ci sarebbero altri fondi da utilizzare. E non è un privilegio dei paesi di frontiera che non applicano l'addizionale Irpef sui frontalieri, poichè sono assoggettati alle imposte sui redditi da lavoro in Svizzera: per questo erano stati fatti gli accordi, perché il lavoro dei confinanti serve alla crescita dell'economia svizzera, ma non resta nulla all'Italia. I fondi di ristorno sono tasse dovute ad un Paese che dà servizi ai propri cittadini lavoratori di giornata in un Paese estero.
Maria Castelli
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