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Venerdì 27 Maggio 2011
Pasqualone, Mamone e i turchi
La premiata ditta del raggiro
Da Como lago a Istanbul: decine di stranieri truffati per i permessi di soggiorno
Serviva una permesso? Nessun problema. Pagando somme di volta in volta variabili tra i 2500 e i 5000 euro, il malcapitato di turno avrebbe potuto opportunamente regolarizzare sia séstesso sia amici, parenti, conoscenti. Peccato fosse tutto falso: i due si limitavano a predisporre le domande, farcendo i moduli di firme posticce, di contratti di lavoro contraffatti, di contratti d'affitto inventati mettendo insieme firme e indirizzi: poi si facevano rilasciare la ricevuta che attestava la avvenuta presentazione della domanda, di fatto inutile carta straccia, e il gioco era fatto.
Ieri diversi di loro hanno raccontato la propria storia in aula, assente l'imputato Pasqualone (assistito dall'avvocato Giovanna Sturzi) presente invece - ma in veste di testimone - il buon Mamone, che nel frattempo ha già patteggiato qualche anno di carcere. Citando qua e là: «Pasqualone lo chiamavano l'avvocato. Nel mio caso disse che ci pensava lui - ha raccontato un giovane "cliente" raggirato - Ci accordammo per 5000 euro, gliene diedi 2500 ma non ricevetti nulla in cambio». Un altro: «Avevo bisogno per mio zio, che stava in Turchia. Ci trovammo alle Poste di via Coloniola, con Mamone. Mi consegnò la ricevuta, che mandai al mio paese. Quando lo zio arrivò in Italia, lo fermarono all'aeroporto. Si accorsero che era tutto falso», Così invece Ertunc Ozdemir, prima cliente e poi complice della premiata ditta, oggi detenuto: «Facevo il pizzaiolo in viale Geno, e avevo bisogno di un permesso di soggiorno per mio fratello. Diedi a Mamone 2000 euro di acconto, poi mi disse che dovevo trovare altre persone da regolarizzare, altrimenti l'"avvocato" non si sarebbe attivato. Gli portai dieci miei connazionali. Qualcuno gli diede 4000, altri 5000 euro...». In aula, ma come teste, si è visto anche Mamone: «Sono uno pratico con la penna», ha raccontato al giudice quasi a voler giustificare la sua irrefrenabile propensione a compilare moduli: «Con Pasqualone facevamo a metà. Io scrivevo, lui incassava». Si torna in aula il 12 luglio.
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