Homepage / Como città
Venerdì 27 Maggio 2011
"Gli scempi edilizi?
Non è colpa nostra"
Ultimi giorni di presidenza per il numero uno dell'Ance Valentino Carboncini. "L'operazione Ticosa? Era un fallimento annunciato"
A parlare Valentino Carboncini, a pochi giorni dal passaggio di testimone alla guida dell'Ance, l'associazione che rappresenta 700 delle 1800 imprese del variegato mondo dell'edilizia. Il 10 giugno l'assemblea dei soci sceglierà il nuovo consiglio che poi eleggerà il presidente. A meno di sorprese dell'ultima ora dovrebbe succedergli il quarantenne Marco Doneda.
Lei all'associazionismo ci crede?
Certo, perché è un modo per lavorare non solo per se stessi ma anche per il bene comune. Nello specifico, far parte dell'Ance significa avere continui stimoli per crescere da un punto di vista professionale, rimanere aggiornati sulle innovazioni del nostro settore, considerare la qualità del costruire come un valore a cui puntare.
Parla di qualità ma oggi dobbiamo fare i conti con un patrimonio edilizio mediamente brutto.
Non è colpa nostra.
Scusi? E le case chi le costruisce se non i costruttori?
C'è un equivoco di fondo. I costruttori nell'80% dei casi sono semplici esecutorie di commesse. Lavorano per conto terzi.
E cosa cambia?
Tutto perché i committenti sono in gran parte speculatori che puntano sul mattone solo per guadagnare.
Nomi, prego.
Intere categorie professionali: commercialisti, avvocati, dentisti, imprenditori del tessile. Cinque o sei anni fa, dopo il crollo delle borse è scattata la paura verso le banche e così tutti a puntare sul mattone improvvisandosi imprenditori edili. Con un milione a disposizione si poteva comprare un terreno e iniziare la costruzione di una casa. Il progetto affidato ad un geometra e i lavori a imprese improvvisate che utilizzano muratori in nero per pagarli poco. Risultato: un mercato "drogato" con le aziende di costruzioni serie come vittime.
Infiltrazioni malavitose?
Giusto tenere alta la guardia su questo tema ma mi pare che da noi sia emerso un solo caso, quello della Perigeo strade. Le istituzioni vigilano, ed è giusto, ma non si può chiedere alle imprese di fare i carabinieri.
Progetto Ticosa, tutto da rifare?
Bisogna capire cosa si vuole. In quattro anni il mondo è cambiato, c'è stata una crisi fortissima, visto che ce ne vorranno altrettanti per iniziare a picchiare un chiodo bisogna avere il coraggio di guardare lontano.
Sbagli?
L'accordo con la Multi development non stava in piedi economicamente fin dall'inizio. Non a caso gli imprenditori comaschi sono restati alla finestra. Il Comune aveva strappato 34 milioni di opere stradali, 700 parcheggi gratuiti, un viadotto. E secondo lei chi avrebbe pagata tutto questo? Chi acquistava gli uffici o gli appartamenti che certo non avrebbero avuto prezzi popolari. Con la crisi i prezzi ipotizzati sono andati decisamente fuori mercato. Per questo è saltato tutto
Per un giorno sindaco di Como, che farebbe?
La sistemazione del lungolago dall'hangar ai giardini. Ci credo così tanto che come Ance abbiamo stanziato 100 mila euro per finanziare il concorso di idee.
Lei che farebbe?
Riconsegnerei alla città l'uso dello stadio abbattendo anche la tribuna che oscura la vista del lago. Toglierei le auto e i bus dalla strada costruendo un grande parcheggio interrato. Costruirei un museo di arte moderna, per la cultura non si spende mai abbastanza.
Elvira Conca
© RIPRODUZIONE RISERVATA