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Sabato 11 Giugno 2011
Casa delle escort:
gli arrestati in libertà
Finiti i domiciliari. Procura contraria, ma per il giudice il quadro indiziario è parzialmente attenuato
Secondo il giudice pur restando sostanzialmente intatti «i gravi indizi di reità» a carico di entrambi, il quadro complessivo che aveva portato al blitz delle fiamme gialle e al duplice arresto «appare parzialmente attenuato». E questo anche alla luce della recente decisione del tribunale del riesame di Como di togliere i sigilli ad alcuni degli appartamenti messi sotto sequestro. «Ritenendo provato - scrive il gip - che» la società proprietaria del residence «abbia svolto anche una regolare attività di locazione dei propri immobili, non appare più irrealistico ipotizzare che, anche in caso di condanna, potrebbe essere irrogata una sanzione contenuta nei limiti della condizionale». Non solo. Dal punto di vista del rischio di inquinamento delle prove, stando al provvedimento del magistrato, le «esigenze cautelari» sono ormai «svilite».
Un'ordinanza accolta ovviamente con grande soddisfazione dei difensori della 73enne Pircher, amministratrice della società che gestiva una dozzina di abitazioni in via Carso, e del 64enne di San Fermo considerato dagli inquirenti quale «gestore di fatto delle attività connesse alla casa albergo». Accuse respinte dai diretti interessati, che risultano sotto inchiesta assieme ad altre persone, tra le quali il figlio di Elsa Pircher, Giorgio Rebai. E proprio su Rebai il giudice delle indagini preliminari dedica un passaggio della sua ordinanza, per motivare perché la richiesta del pubblico ministero di confermare gli arresti domiciliari per il rischio di inquinamento delle prove non poteva essere accolta: «Non è condivisibile la tesi dell'accusa secondo cui la remissione in libertà» degli indagati «potrebbe irrimediabilmente compromettere il prosieguo dell'investigazione, tanto più che nei confronti del terzo indagato, Giorgio Rebai, che secondo gli atti di indagine sembra avere svolto nella vicenda un ruolo ancora più incisivo, non è mai stata chiesta alcuna applicazione di misura».
Si chiude così una pagina da incubo per i due principali protagonisti del clamoroso blitz di metà maggio a Como, in via Carso. Proseguono invece gli accertamenti da parte degli uomini del nucleo di polizia tributaria. Le fiamme gialle, dopo aver sentito nell'immediatezza dei fatti le ragazze trovate all'interno del residence, stanno cercando di appurare da quanto tempo negli appartamenti trovavano ospitalità ragazze che poi riempivano i free press e i siti internet contenenti "annunci personali". A questo punto, in ogni caso, dopo la decisione del tribunale del riesame e l'istanza di revoca della custodia cautelare del giudice delle indagini preliminari la palla - per così dire - torna alla procura. Anche se i legali pensano per il momento alla remissione in libertà dei loro assistiti: «Il giudice ha tenuto conto delle nostre istanze. E questo è un passaggio importante dell'inchiesta».
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