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Martedì 14 Giugno 2011
Binago: caldo e luce
dal letame delle mucche
Anche i liquami bovini e gli scarti vegetali possono diventare una fonte di energia, trasformando un costo per i cittadini in un risparmio e addirittura in un ricavo. È l'obiettivo cui punta l'amministrazione comunale, che propone la realizzazione di un impianto di biogas
«L'impianto deve essere visto come uno stomaco che trasforma i liquami bovini e rifiuti umidi in energia, per la produzione combinata di energia elettrica (ceduta al gestore nazionale) e calore (da cedere attraverso una rete di teleriscaldamento ottimizzata per il Comune di Binago) – spiega il consigliere Alberto Pagani, presidente del Consorzio agrario – Si pensa a una potenza iniziale di 500 KW da aumentare in relazione alla capacità delle aziende e alle esigenze del territorio. Si partirebbe con un impianto di base minima, da 330 a 500 KW, con la prospettiva di aumentarlo fino a 1 MW di produzione, che sarebbe in grado di alimentare l'illuminazione pubblica dell'intero paese e garantire energia elettrica e calore alle scuole, palestra, municipio, nonché a oltre quattrocento abitazioni. Incaricheremo un professionista di redigere un progetto; faremo anche un passaggio con la popolazione».
Il principio di fondo è l'utilizzo di biomasse generate in zona per la produzione di biogas e conseguente trasformazione in energia elettrica e termica. Per un impianto come quello che s'ipotizza di realizzare a Binago occorrono 800 bovini adulti, tanti quanti ne contano le quattro aziende agricole presenti sul territorio comunale.
Reflui zootecnici a “chilometro zero”: «L'area di diecimila metri quadrati individuata come sito idoneo è vicina a una grossa azienda agricola e in un raggio di duecento metri di distanza rispetto alle altre, il che consente di limitare al massimo il transito dei mezzi per i centri abitati».
Valore aggiunto dell'impianto la gestione della componente umida dei rifiuti urbani, come sottolinea Pagani: «Il Comune potrebbe smaltire senza alcun esborso tutto il verde e la frazione umida dei rifiuti, che ora comporta un costo notevole. Opportunità che potrebbe essere data anche ad altri Comuni che volessero consorziarsi. Alla piattaforma ecologica stiamo già pensando di differenziare lo stoccaggio delle ramaglie, da avviare alla grande stufa, e degli scarti vegetali e frazione umida da impiegare nella centrale di biogas». L'investimento ipotizzato si aggira tra i tre e quattro milioni di euro: «Oltre a finanziamenti europei e un mutuo - conclude Pagani - sarebbe interessante promuovere un azionariato popolare».
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