Sfiduciato e lasciato solo
Peverelli si dimette

Pdl e Lega abbandonano l'aula in consiglio comunale a Como: in 14 votano contro l'assessore lumbard. Lui va a casa mantenendo fede alle sue parole come aveva annunciato

a.savini

COMO Sfiduciato in consiglio comunale a tarda notte, l'assessore al Verde Diego Peverelli (Lega) ieri mattina si è dimesso. Nei giorni scorsi aveva garantito che, se la mozione fosse stata approvata, avrebbe immediatamente fatto un passo indietro. E ha mantenuto fede a quelle parole. La sfiducia è passata con i voti di 14 consiglieri sui 20 presenti. I rappresentanti di Pdl e Carroccio (così come il sindaco Stefano Bruni) hanno lasciato l'aula prima della votazione a scrutinio segreto e si sono quindi espressi soltanto i consiglieri di minoranza (tranne Mottola, assente dall'inizio della seduta), quelli di Autonomia liberale (Frigerio, Arcellaschi, Anzi, Lionetti) e due del gruppo misto (Pastore e Buono). Dalle urne è uscito il seguente verdetto: 14 favorevoli alla sfiducia, 2 contrari, 3 schede bianche e una nulla. La mozione, presentata da Donato Supino (Prc), sottoscritta da Sapere (misto) e Mottola (Pd), metteva sotto accusa l'assessore per la vicenda dell'appalto rifiuti, non assegnato nonostante due tentativi con apposite gare (il servizio è tuttora affidato, in proroga, a Econord). Peverelli ieri ha fatto protocollare la lettera di dimissioni, ma il sindaco non è intenzionato ad accettarle: «Conto di convincerlo a restare in squadra fino al termine del mandato», ha detto. «Ribadisco massima stima e fiducia nella persona e nell'operato dell'assessore - ha chiarito - Visto che non tutti i votanti hanno espresso la loro sfiducia, e considerando l'esiguità del numero di consiglieri che hanno deciso di prendere parte alla votazione, tutto ciò mi fa ritenere assolutamente non sfiduciato l'assessore». In aula, lo stesso Bruni è stato l'unico esponente del Pdl a intervenire a favore di Peverelli: «Ritengo modestissime le ragioni di questa delibera e di competenza non della parte politica. Se la politica intervenisse, farebbe un gravissimo atto di interferenza in una gara pubblica. Dovreste dire a Peverelli: bravo che non intervieni. Per cui è gravissimo e risibile il contenuto della mozione». Solo i due leghisti Ajani e Martinelli hanno difeso a spada tratta l'assessore, mentre il capogruppo del Pdl Corengia si è limitato ad annunciare prima del voto: «Abbandoneremo l'aula per due motivi: innanzitutto perché ci sarebbe stato bisogno di tempo per valutare le motivazioni citate nella mozione, complesse e di tipo tecnico. Purtroppo ci è stato detto solo due giorni fa che sarebbe stata discussa la sfiducia. Il secondo motivo è che la mozione come strumento lascia il tempo che trova». La mossa del Pdl è stata subito stigmatizzata con durezza da Arcellaschi (autonomisti) e Lucini (Pd). Il primo ha parlato di «viltà da parte del Pdl che non difende un membro della giunta» e di un «atto politico chiaro, suggerito dal sindaco». Lucini ha sostenuto: «Lasciano l'aula perché temono che qualcuno di loro, complice il voto segreto, potrebbe votare a favore della sfiducia. Vogliono evitare questo rischio e dimostrano di non essere affatto compatti». Poco dopo, se ne sono andati anche i consiglieri della Lega: «L'abbiamo concordato con il Pdl – ha detto Ajani – e riteniamo che una mozione del genere non sia meritevole di votazione».
Michele Sada

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Sabato 18 Giugno 2011

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