Van De Sfroos si confessa
sulla rivista Playboy

Il cantatuore lariano non è ritratto fra le conigliette ma in riva al "suo" lago, a Lenno, sulla spiaggia, in divisa da ordinanza, camicia a quadri, jeans e scarpe nere

COMO De Sfroos su Playboy. Non tra le conigliette, ma ritratto in riva al "suo" lago, a Lenno, sulla spiaggia, in divisa da ordinanza, camicia a quadri, jeans e scarpe nere, lucidissime. Ah, non manca neppure il cappello di paglia. Davide Bernasconi è intervistato da Marco Infelise e fotografato da Sara Cervo, e a ricordare che lo ospita Playboy<+c'è un'inequivocabile vignettona a tutta pagina a suggello dell'intervista.
Per i lariani come lui, l'intervista non svela granchè del cantautore, ma regala, quella sì e bene, l'atmosfera di una dimensione di vita un po' fuori dal comune e fuori dal rifiuto della propria storia di cui invece De Sfroos ribadisce l'importanza estrema. Fondamentale, racconta il musicista a Playboy, guardarsi indietro e ricordarsi da dove si viene per vedere avanti e capire dove si vuole arrivare. E, letto ciò, non può che piacere la risposta all'inflazionata, ma sempre letta, domanda: «Cosa consiglieresti a un giovane che volesse fare il cantante?». «Non so cosa consigliare - risponde De Sfroos - però suggerirei di capire bene quanto ama la musica, quanto la vive davvero e quanto invece vuole diventare qualcuno usando la musica, e le due cose non sempre coincidono (...) Ma a me piace il fatto che uno ami la musica per tutta la sua vita, anche se finisce per fare il pediatra o l'imbianchino».

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