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Martedì 21 Giugno 2011
Cantù, Cri nella bufera
"Io, volontaria delusa"
La lettera di una volontaria nel soccorso di Cantù dopo le inattese dimissioni del presidente che ha lamentato le difficoltà a garantire i servizi di emergenza. "Mi sento offesa e delusa"
Gentile Direttore,
sono una volontaria della Croce Rossa Italiana, Sottocomitato di Cantù. (...)
Io amo fare la volontaria in Croce Rossa, amo il servizio che faccio per gli altri e per me stessa. Le corse in sede, direttamente dalla stazione, di ritorno dal lavoro a Milano, per coprire il mio turno settimanale serale vengono annullate dallo sguardo colmo di gratitudine di una persona che non sta bene e trova in me una rassicurazione. La fatica di alzarmi presto anche la domenica mattina per fare il turno non regge di fronte alla speranza che do, insieme al resto del mio equipaggio, alla figlia che vede il padre che sta male. La fatica di fare le pulizie di casa la domenica mattina, perché il sabato pomeriggio sono di turno, viene ripagata vedendo la gioia di una donna che dopo un mese di ospedale arriva finalmente a casa, accolta con amore dai nipoti e dai figli.
Ho studiato, sostenuto esami scritti, esami orali, prove pratiche, fatto tirocinio per essere in grado di aiutare, a titolo gratuito e volontario, al meglio, chi ha bisogno, ricordando che avrei sempre dovuto dare il meglio perché magari la persona da soccorrere avrebbe potuto essere un mio familiare, un amico.
Non sono un'eroina, sono una persona di 35 anni, che vive a Como, lavora a Milano, ha un marito, vorrebbe dei figli e dedica parte del proprio poco tempo libero all'aiuto degli altri, togliendolo a sé stessa, perché crede che aiutando gli altri, vedendo le situazioni che ci circondano si riesca a mettere meglio a fuoco gli aspetti importanti della propria vita, le fortune avute, le occasioni da non perdere, gli attimi da non far scivolare via, le cose apparentemente banali che invece dovrebbero essere il sale e il fulcro della vita.
Sono una persona, e come tale mi ferisce sapere, da un giornale e non di persona, che si è dimesso il Presidente della mia associazione. Non fa piacere leggere la dichiarazione di un Presidente, che ben poco si è visto in sede in questi ultimi anni, secondo cui "la causa principale è il minore entusiasmo e la minore disponibilità tra i quasi 400 volontari di Cantù", quando siamo sempre gli stessi, meno di un centinaio, che si rincorrono, chiedendo cambio turno perché c'è stato un imprevisto, perché si ha la febbre, perché non si riesce sempre a fare tutto. L'entusiasmo c'è sempre, uguale, forte e potente, mio e di tutti gli altri volontari, quando si soccorre, quando si aiuta, si sostiene, si rassicura, ma cala fino a scomparire di fronte ad un ente che non considera come ognuno di noi abbia una vita, che siamo professionisti nel nostro lavoro ma volontari per scelta in ambito sanitario. Ci impegniamo, studiamo e cerchiamo di dare il meglio gratuitamente ma sempre volontari siamo. In merito alla minore disponibilità vorrei chiedere all'ex Presidente quante volte ha passato un turno con noi, quante volte ha guardato il registro dei turni festivi e se per caso conosca il mio nome, presente dal 2002 ogni settimana nei registi dei turni del sottocomitato di Cantù.
Mi sento offesa come persona dal fatto che gli unici termini usati nei confronti di noi volontari che in questo ultimo anno abbiamo tralasciato parte della nostra vita per donarla, per scelta, al servizio degli altri siano di questo tipo. Mi sento trascurata come volontaria da un vertice che non è in grado nemmeno di comunicare, non alle 400 fatidiche persone, ma almeno ai caposquadra, meno di dieci, a voce, di persona, la volontà di rassegnare le dimissioni. Sento che forse la Croce Rossa Italiana, sia come ente nazionale che chiede ai piccoli comitati di rinunciare alla costruzione di una nuova sede, di nuovi mezzi, di divise per i volontari per ripianare i debiti prodotti sciaguratamente dal malgoverno dei vertici, sia come ente locale, che fornisce numeri non corretti, non aderenti alla realtà, per dimostrare di essere "grande e forte" persino in un piccolo comitato ma che poi ci addossa scelte sbagliate e addita come persone che non si curano di coloro che assistiamo ogni giorno... ecco, sento che forse questa non è più l'associazione che voglio rappresentare.
Alessandra Bianchi
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