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Lunedì 27 Giugno 2011
Villetta che oscura il lago:
cancellati gli abusi edilizi
Riprenderanno presto i lavori alla contestata villetta che nasconde uno dei pochi scorci del lago rimasti per chi scende da via per Brunate a Como. L'abitazione è stata venduta all'asta. E il tribunale di Como ha assolto dalle accuse di abuso edilizio gli imputati
La lunga querelle per la villetta sorta all'altezza di una delle ultime curve della strada che porta a Brunate era iniziata quattro anni fa quando alcuni cittadini, per niente contenti dell'ennesima costruzione sorta sulle pendici di una delle zone più suggestive con vista sulla convalle, avevano presentato un esposto sfociato in un'ispezione da parte dei vigili urbani. Quest'ultimi rilevarono delle difformità tra l'autorizzazione a costruire e ciò che era stato invece realizzato, al punto che la procura decise di mettere sotto sequestro il cantiere e di emettere un ordine di abbattimento, in realtà mai eseguito. Contestualmente a carico dei due imputati (difesi dagli avvocati Elisabetta Di Matteo, per Bortolotti, e Marcella Giacomino, per Morreale) il tribunale aveva emesso un decreto penale di condanna, al quale i due si sono opposti, in vista delle richieste per ottenere una sanatoria.
Quando la vicenda approdò in aula la prima volta, lo scorso anno, l'iter era ancora in alto mare, anche a causa del fallimento della società costruttrice e dell'esigenza di mettere all'asta - causa il fallimento della ditta costruttrice - l'anima di cemento ancora non ultimata. Vendita avvenuta nei mesi scorsi. E ora i lavori potrebbero anche ricominciare, visto che il tribunale ha mandato assolti sia Bortolotti che Morreale. La Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici, infatti, nei mesi scorsi aveva dato parere positivo al Comune per emettere la certificazione di compatibilità dell'opera e questo nonostante la presenza di opere difformi rispetto al progetto depositato in Comune, in un'area tutelata da vincoli ambientali, non fosse contestata neppure dalle difese. Ma secondo la Soprintendenza non vi sarebbe un danno permanente, da qui il rilascio della certificazione e il «non doversi procedere» nei confronti degli imputati.
P. Mor.
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