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Sabato 09 Luglio 2011
A Sant'Abbondio una folla
per l'addio a Luraschi
Commozione e lacrime per salutare Giorgio Luraschi, un professore amatissimo a Como e non solo ricordato anche dal parroco come un grande uomo. «Giorgio era una persona umile e onesta e ripeteva spesso "Sono un peccatore, però ho fiducia nel mio amico Gesù"»
I giovanissimi gemelli Giulio Cesare e Lucio Pio, indossando la maglia rossoblù del Genoa, lo hanno salutato davanti all'altare, non rendendosi conto di quello che è successo. Un giorno sapranno. Sapranno che il loro papà era amatissimo e che c'erano le autorità cittadine, rappresentanti del mondo accademico e culturale lariano, gli amici della Stecca, i goliardi che avevano trovato in Luraschi un maestro anche di ironia, i suoi innumerevoli allievi, i tifosi del Como (l'altra squadra del cuore), amici, gente comune. Sapranno che ad accompagnarlo, oltre all'affetto di tutti, c'era la sciarpa della squadra del cuore e una moneta romana, all'uso antico, donata dal collega e amico Conetti dopo la "laudatio funebris" pronunciata mentre ancora echeggiavano nell'aula magna le note della "Marcia funebre di Siegfried" dal "Crepuscolo degli dei" di Wagner mentre sullo schermo scorrevano immagini dell'ateneo.
Ascolteranno, Cesare e Lucio, le parole pronunciate a commento del passo del Vangelo di Marco ove Gesù esorta ad amare il prossimo come se stesso: «Giorgio era una persona umile e onesta e ripeteva spesso "Sono un peccatore, però ho fiducia nel mio amico Gesù"». E se qualcuno vorrà fare leggere loro queste inadeguate righe, avranno conferma che nel giorno del loro battesimo, poco meno di un mese fa, il loro papà ripeteva al sacerdote: «Ma ci pensi? La Parola si è fatta carne, per davvero!».
Alessio Brunialti
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