Como, cartelli turistici da rifare
"Così aiutano solo a perdersi"

Rinnovati a maggio, i cartelli per guidare i turisti tra le bellezze di Como dovevano essere chiari e semplici. In realtà sono senza traduzioni per stranieri, contengono un lungo elenco di nomi illeggibili. E la gente entra nei negozi e nei bar a chiedere informazioni.

COMO «Lungolago». La freccia scende. Sotto alla freccia c'è il porfido di via Olginati angolo piazza Mazzini. Come prima indicazione per il turista non c'è male. «Stazione». La freccia indica da qualche parte a destra verso il cielo. «E infatti i turisti che arrivano da noi chiedono sempre come fanno ad arrivare per prendere il treno», dicono da Brumana. «Duomo». Fino a lì ci si può ancora arrivare seguendo la freccia a sinistra, ma già alla Basilica di Sant'Abbondio ci si perde. Non solo. I cartelli ci sono da un mese e da un mese i turisti si perdono e entrano dove capita a chiedere «dov'è l'ufficio informazioni». «Mettiamo che qualcuno cerchi l'ospedale - dice Anna Ricciardi -. Non lo trova. E sa perché? Guardi la cartina. C'è solo il centro e la zona del tribunale. Nient'altro». «E poi guardi dov'è il lago - aggiunge Rocco Bencivenga -. In teoria dovrebbe essere alle nostre spalle perché è alle nostre spalle. Invece è indicato davanti». «A parte che già vedere il voi siete qui è un'impresa - aggiunge la Ricciardi, che è titolare del Colonial Cafè di fronte al quale è installato uno dei cartelli per i turisti -. E poi la gente non capisce. Guarda un po', poi entra a chiedere a noi. Senza considerare che nell'infinito elenco di negozi hanno dimenticato tutti quelli della via Olginati e quelli di via Carcano».
«Ma ha visto dove è indicato il lago? Su un tombino -, ride Roberto Brumana di Ivi Oxford -. Potrebbe anche andare come cartello ma andrebbe fatto meglio». Concorda Sabrina Bianchi: «Diciamo che non è un cartello di facile lettura soprattutto per i turisti». «È confuso», conferma Luisa Galli del negozio Elité che è proprio davanti al manifesto. Massimo Rinaldo lo sta fissando. Ma non è un turista, è un pubblicitario che lavora per agenzie importanti come Armando Testa: «Guardi. A prima vista è un'unica indistinta massa grigia. Non invoglia nessuno a guardarlo». In effetti se non fosse che i commercianti hanno indicato gli errori, l'elenco delle cose da cercare è talmente sconfinato da assomigliare a una pagina del vocabolario.Dopo, forzati a guardare, si scopre che l'elenco è diviso in quattro parti. Caffè e ristoranti. Abbigliamento (seimila nomi), casalinghi (fondamentali per un turista), banche e vari. In banche e vari ci sono le farmacie e i parrucchieri. Per capirci qualcosa bisogna stare inginocchiati. «Questo manifesto è tutto un errore - elenca il pubblicitario -. Primo: non si è mai vista una mappa della città incompleta. Tutta la piantina andava disegnata. Secondo: servirebbero delle evidenziature. Chessò: farmacia e una freccia che la collega a dov'è. Poi, fondamentale, la traduzione. In inglese, tedesco e francese. Como è piena di turisti, ne stanno arrivando sempre di più, possibile scrivere tutto in Italiano?». Rissumendo:un turista dovrebbe avere la lenta di ingradimento, le ginocchia forti, capire l'italiano, essere già in grado di muoversi per la città e non aver mai bisogno di chiamare carabinieri, polizia, vigili del fuoco, 118 e varie. «Nessuno di questi numeri utili compare sui cartelli».
Anna Savini

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Eco di Bergamo Il cartello contestato