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Domenica 17 Luglio 2011
Giustizia a passo di lumaca,
causa civile rinviata al 2015
Ben quattro anni per fissare la prossima udienza: è quanto accaduto in una causa civile iniziata a Como nell'ormai lontano 2005
Quattro anni tra un'udienza e l'altra: che la giustizia fosse lenta ormai era notorio, ma che per completare la discussione di una causa già vecchia di sei anni ci fosse bisogno di un rinvio così lungo suona come un'esagerazione. Anche perché l'oggetto del contendere non sono i 500 milioni di euro della causa Cir-Mondadori, ma i 30mila euro scarsi della controversia sorta tra due privati - entrambi comaschi - per via dell'acquisto di un'abitazione.
La causa era cominciata nel 2005 con un atto di citazione di una delle parti, che pretendeva la restituzione di 50mila euro prestati per l'acquisto di una casa a un'amica. Dopo cinque anni tondi di causa civile, il giudice di Como diede parzialmente ragione all'autore del ricorso e decise che dovessero essere a lui restituiti poco meno di 30mila euro. Dopo pochi mesi partì il ricorso della parte «soccombente» e nei giorni scorsi si è svolta la prima udienza di appello, davanti al tribunale civile di Milano. Tre giudici che dovevano decidere da un lato sull'immediata esecutività della sentenza di primo grado e dall'altro la data per fissare le conclusioni.
La legge prevede per i giudici civili l'obbligo di emettere la sentenza entro 60 giorni dalle conclusioni delle parti, quindi prima di fissare l'udienza per le precisazioni finali è consuetudine fare un calcolo dei carichi di lavoro per essere sicuri di poter emettere la sentenza nei tempi previsti per legge: «Noi legali - dice l'avvocato Giudici - eravamo abituati a rinvii di un paio di anni, ma arrivare a ben quattro è una novità assoluta».
Se tutto va come deve, a questo punto, la sentenza è attesa non prima dell'autunno del 2015 (il rinvio a giugno finirà per far coincidere i 60 giorni di tempo per la pubblicazione della decisione dei giudici con la pausa estiva dal 15 luglio al 15 settembre), ovvero oltre dieci anni dopo il suo inizio.
Se tutto va come deve, si diceva. Perché basta che uno dei giudici del collegio, in questi quattro anni, decida di andare in pensione o di trasferirsi ad altro incarico e fare il salto verso il Csm e tutto sarebbe da rifare. Con buona pace di chi è costretto a congelare buona parte dei suoi risparmi in attesa di una sentenza che non arriva mai.
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