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Domenica 24 Luglio 2011
Coniugi in carcere
per usura a 82 anni
Sentenza definiva, marito e moglie - 82 anni lui, 82 lei, sposati da una vita, senza figli, casa a Malgrate - portati dentro dai carabinieri, al carcere Bassone di Como. Alla fine li liberano: troppo anziani
La notizia, oggi, è però un'altra: e cioè che nonostante l'età, i due coniugi, Edda Pensotti e Camillo Roda, sono stati incarcerati e che probabilmente ci sarebbero anche restati più a lungo se gli avvocati che li assistono, i legali comaschi Angelo Giuliano e Davide Bartulli, non fossero riusciti in tempi tuttosommato molto brevi a ottenerne la liberazione.
Lei, Edda Pensotti, è rimasta chiusa una notte nella sezione femminile del Bassone, terrorizzata ma in compagnia di una ragazza che - spiegano i suoi avvocati - ha fatto il possibile per riuscire a metterla a suo agio. Il marito, invece, nel carcere lecchese di Pescarenico è rimasto due notti, sempre in infermeria e sempre seguito da un medico che non ha smesso un minuto di monitorarne le condizioni. Il tribunale di sorveglianza lo ha liberato dopo 48 ore, stabilendo che le sue condizioni di salute non sono compatibili con la carcerazione, mentre per sua moglie, che gode di salute migliore, lo stesso magistrato ha optato per la detenzione domiciliare, con la possibilità di uscire due ore al giorno.
Tanta "spietatezza" nei confronti dei due anziani, che peraltro si professano da sempre innocenti (anche se hanno avuto tre sentenze contrarie), si deve all'ufficio esecuzioni presso la corte d'Appello di Milano che ha spedito ai carabinieri di Valmadrera un ordine di esecuzione. Questo genere di ordine può essere accompagnato da un decreto di sospensione, ma soltanto nel caso di pene non superiori ai tre anni.
In Italia la legge prevede limitazioni al carcere per chi abbia più di 70 anni soltanto per quanto attiene alla custodia cautelare, cioè quella che si applica prima del processo. In caso di sentenze definitive, si valutano di volta in volta età, condizioni di salute e gravità del reato.
S. Fer.
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