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Martedì 02 Agosto 2011
Duomo: il mistero
delle lapidi di 1600 anni fa
Como: durante i restauri sull'altare della Madonna Assunta, sono stati scoperti quattro reperti paleocristiani, databili tra i quattro e i cinque secoli dopo Cristo
Nessuno ne conosceva l'esistenza, anche perché è difficile immaginare che in una cattedrale costruita fra il 1.300 e il 1.600, potessero trovarsi epigrafi risalenti a quasi mille anni prima. Ma chi le ha posate, sembra aver voluto nasconderle: non sono raggiungibili se non con una scala a pioli, sono inaccessibili lungo i gironi e i matronei delle navate laterali. Ci volevano i restauri, ma soprattutto ci volevano la passione, la cura, l'attenzione dei restauratori per accorgersi di una traccia del passato e ritrovare l'epigrafe più antica di Como, risalente a più di 1.500 anni fa.
L'arciprete del Duomo, Monsignor Lorenzo Bataloni, è stupito: «Si profilano diversi interrogativi: è emersa una pagina di storia, religiosa e civile, ma dobbiamo approfondirla - afferma - Il significato, in controluce: dobbiamo continuare con gli studi sulla nostra cattedrale, con i restauri e con la valorizzazione».
Al professor Mario Longatti, che ha decifrato gli epitaffi, è stato affidato il compito di una prima risposta. Forse le lapidi appartenevano alla chiesa di Santa Maria Maggiore sulla quale fu costruito il Duomo, ancorché questa tesi sia controversa?
«In una chiesa come Santa Maria Maggiore, costruita poco prima dell'anno 1.000, in un'area fino ad allora marginale rispetto al centro cittadino, come possono trovarsi documenti lapidei riferiti a mezzo millennio prima? - è la domanda del professore - Durante i restauri della Cappella dell'Assunta, sono state controllate le tamponature murarie nel primo ordine, tra una finestra rettangolare e l'altra: queste impediscono il passaggio tra gli spazi in vista. Analogo percorso è invece libero nell'abside del Crocifisso». L'ipotesi di Longatti: verso la fine della costruzione dell'abside, nel 1635, qualcuno potrebbe aver avuto dubbi sulla tenuta statica della nuova architettura e potrebbe aver pensato di rafforzarne la parte più bassa con materiali proveniente da antichi edifici di culto. Quali? «Vien da pensare alla Badia di Sant'Abbondio, amministrata da monsignor Marco Gallio sino alla morte nel 1.638 - riprende il professore - Nella basilica del patrono, erano stati effettuati lavori in seguito all'insediamento delle claustrali di Sant'Agostino. Le lapidi potrebbero essere state trasferite in Duomo». Ma dov'erano prima di trovarsi in Sant'Abbondio? Su una, v'è un cenno a fattorie, cioè a ville, a matricolari, ovvero i beneficiari e ad una rendita. I matricolari potevano essere vedove, orfani, inabili, ma anche chierici addetti agli uffici di una chiesa.
«Viene in mente la lettera di San Gregorio Magno - dice Longatti - indirizzata al Vescovo di Milano, vacante la sede di Como, verso il 599, relativa alle pretese del clero di Como sulle rendite della fattorie detta Villa Mauriana, incamerate dalla chiesa di Roma, per un complicato intreccio di eventi politici e teologia dogmatica: il grande pastore si dichiarava disposto a venire incontro ai diritti anche degli scismatici. Tali allora erano i preti comaschi». Ma le risposte certe sono rinviate ad ulteriori studi.
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