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Giovedì 04 Agosto 2011
Bonus bebè: "Minacciati dallo Stato
per un errore da tre euro"
L'odissea vissuta da una famiglia di Casnate sconvolta da due raccomandate della Ragioneria di Stato che intimavano la restituzione dei soldi
«Ebbene sì, siamo noi quelli che hanno riscosso i mille euro del bonus bebè pur avendo superato la soglia dei 50mila euro di ben 3 euro e 87 centesimi» chiosa il marito, Michele Fioravanti, all'epoca consulente informatico, oggi manager di un'azienda milanese. Michele e Anna di figli ne hanno tre: le prime due, Sofia e Serena, nate negli anni del fantomatico regalo deciso dal governo a tutti i neonati, con tanto di lettera firmata personalmente dal premier, Silvio Berlusconi.
«Ricordo quelle lettere - conferma Michele Fioravanti - Erano indirizzate alle nostre figlie e il tono era tale per cui, francamente, sembrava che quei mille euro fossero un diritto acquisito. Il fatto è che noi, il reddito, l'abbiamo controllato». Con due errori, "fatali" per la famiglia. Il primo: «Quando nel 2005 è nata la primogenita, Sofia, io sono andata a vedere il cud del 2004 pensando che facesse testo quello - ricorda la mamma, Anna Borghi - E allora il reddito lordo familiare era inferiore ai 50mila euro». E invece no, perché quello è il famoso anno dei 3 euro e 87 centesimi di troppo.
Il secondo errore: «L'anno successivo, quando è nata Serena - prosegue il signor Michele - abbiamo sbagliato a fare i calcoli del reddito e riportato un 6 anziché un 9 e così la somma uscita è stata di 50mila euro esatti». Risultato: altri mille euro e tante grazie al governo.
Nelle scorse settimane il regalo si tramuta in incubo: «Quando ho aperto le raccomandate - ricorda Anna Borghi - non volevo crederci: denunce penali, 8mila euro da restituire. Lo confesso: sono andata in crisi, anche perché lo stesso commercialista mi ha detto che si trattava di una cosa seria. Mi ha pure chiesto se avevo la fedina penale pulita. E poi avevamo appena firmato il rogito per comprare la casa e davvero tutti quei soldi non li avremmo mai potuti pagare, in questo momento».
A parlargli della lettera della Ragioneria dello Stato, il marito Michele è durissimo: «I toni erano davvero folli. Noi delinquenti? Ma non esiste proprio».
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