Solo tre i giudici di pace
Tribunale in difficoltà

Personale all'osso: liti tra vicini, risarcimenti per infortuni. Una media di 4mila cause all'anno rischiano l'impasse

COMO Quattromila cause all'anno, tra civili e penali. È il carico di lavoro dell'ufficio dei giudici di pace di Como, magistrati "non togati" che, come noto, si occupano di giudicare procedimenti cosiddetti "minori", per alleggerire, prendendosi in carico una parte dei fascicoli, la pressione sui tribunali ordinari.
A Como, dal prossimo mese di settembre, saranno soltanto tre i giudici in servizio, contro gli undici previsti in pianta organica. La pianta organica è senz'altro sovradimensionata ma, come precisa la coordinatrice dell'ufficio - l'avvocato Micaela Bianchi - restare in tre sarà un problema: «Per poter fare fronte alle necessità dell'ufficio dovremmo essere almeno in sei».
Oggi l'attività degli uffici è sospesa fino al 15 settembre, data per la quale è prevista la ripresa dei dibattimenti. Alla riapertura la situazione sarà delicatissima. Negli ultimi mesi hanno abbandonato in tre, tutti per limiti di età. Il prossimo ad andarsene è anche il solo che si occupi di contenziosi di tipo penale. La coordinatrice non fa mistero di una certa preoccupazione: anche perché il tasso di litigiosità dei comaschi sembra in crescita, così come in crescita evidente è il numero di cause che finiscono sul tavolo del giudice per una sempre più diffusa tendenza a non saldare i propri debiti: «Colpa della crisi - spiega l'avvocato Bianchi - Molte, troppe persone non hanno soldi per pagare».
Alle cause vere e proprie, si aggiungono i cosiddetti decreti ingiuntivi e, almeno per il 2010, circa un migliaio di archiviazioni all'anno. Ai giudici di pace, la legge delega più o meno sempre le medesime faccende. Dal punto di vista della giustizia penale, sono chiamati a discutere reati di ingiurie, minacce, di lesioni, sia pure sotto i venti giorni di prognosi. Nella maggior parte dei casi si tratta di lesioni colpose, più spesso derivanti da incidenti stradali. Le udienze si svolgono quattro giorni a settimana, escluso il mercoledì. «Il problema - dice ancora la coordinatrice - è che i trasferimenti sono ancora bloccati, così non esiste neppure la possibilità che qualcuno chieda di poter venire qui a darci una mano». Il paradosso è che, congegnato per rendere la giustizia più rapida, l'ufficio dei giudici di pace rischia invece di rallentarla.

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