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Domenica 21 Agosto 2011
Il setaiolo e la carriola
Ardita, 75 anni di calcio
L'Ardita Como ha festeggiato le nozze di diamante con il calcio nel 2009 e a distanza di due anni, ha ricevuto il riconoscimento ufficiale dalla Figc
Nei giorni scorsi, infatti, il presidente Giuseppe Spreafico, al timone della società in casacca nero-verde dal 1990, ha ricevuto a Roma il diploma di benemerenza e la medaglia d'oro del 75° di fondazione.
Essere tra le società benemerite a livello nazionale è un traguardo davvero invidiabile. Invidiabile come la storia dell'Ardita, ricca di successi e di aneddoti curiosi, rimanendo ancora oggi punto di riferimento per i giovani di Rebbio, dove è nata nel 1934, con il nome che era chiara espressione di quel periodo storico.
Scomparsi i campi di calcio di via Milano e via dei Mille, a quattro ferventi sportivi comaschi non rimase che andare in periferia a costruire un altro rettangolo di gioco. E non erano gli ultimi arrivati, trattandosi del setaiolo Gianni Binda, Enrico Luigi Ferrario (il famoso giornalista Fel), Faliero Frigerio (il primo presidente della società) e Antonio Maspero.
I quattro "moschettieri" si armarono di picconi e carriole, per spianare il terreno di via Pasquale Paoli (lo stesso dove è tornata dopo varie peripezie e gioca tuttora) e realizzare un campo di calcio. L'Ardita ha militato in diversi campionati dilettantistici e attualmente ha stabilito un gemellaggio con il Chievo Verona.
Ma nella sua storia ci sono stati anche momenti di grande popolarità. Salì alla ribalta della cronaca sportiva nazionale giocando il 3 aprile 1936 una partita amichevole con la Nazionale B allo Stadio Sinigaglia. Nel 1972 arriva il grande salto: la Promozione. Ma con gli onori arrivano anche gli oneri. La squadra, infatti, viene ricevuta e festeggiata con i dirigenti dal sindaco Antonio Spallino a Palazzo Cernezzi. Per contro, pero, deve lasciare il vecchio campo di via Pasquale Paoli, perché non omologato per la categoria superiore. Nel 1994, per le celebrazioni del Sessantesimo, grazie ad una fortunata circostanza, l'Ardita finisce, come nel 1936, sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
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