Cantù, palazzetto a rischio
Il cinema potrebbe lasciare

La minaccia del titolare di Cinelandia, Paolo Petazzi: "Se i lavori non iniziano, possiamo far valere la nostra clausola rescissoria e abbandonare il nuovo palazzetto". Se così fosse, l'iter subirebbe un brusco stop: il progetto sarebbe completamente da rifare, ripetendo tutte le procedure

CANTU' «Se non iniziano i lavori entro la metà di settembre, ce ne andiamo». Quella di Paolo Petazzi, patron di Cinelandia, è una minaccia - per nulla velata e decisamente concreta - nei confronti della Turra. E le conseguenze sarebbero pesantissime: se andasse in fumo il contratto per il nuovo cinema multisala, che andrà a occupare circa il 30% delle volumetrie dell'intero palasport, si bloccherebbe tutto l'iter per la realizzazione dell'impianto. In pratica, sarebbe tutto da rifare.
Petazzi non scherza affatto: «Abbiamo firmato un contratto secondo il quale, se i lavori non fossero partiti entro la metà del mese di settembre, avremmo avuto la possibilità di andarcene». Una scadenza che, a salvo di improvvise accelerazioni degli ultimi giorni, difficilmente potrà essere rispettata: prima di avviare il cantiere, infatti, il progetto deve essere consegnato alla Conteco, società privata - individuata con gara pubblica - che funge da organismo di controllo di terza parte per garantire e certificare la qualità e la sicurezza delle costruzioni. La stessa società dovrà l'ultimo via libera, con tempi stimati in una ventina di giorni. Progetto che, però, non sarebbe ancora stato recapitato alla sede della Conteco.
Un diritto di rescissione, insomma, che potrebbe essere esercitato prima che venga posta la tanto attesa prima pietra del palazzetto. Sulla decisione di Cinelandia influirà anche un fattore legato a una situazione personale dello stesso Petazzi: «Come è noto, ho ricevuto un Daspo che mi tiene lontano dalle strutture sportive per ben cinque anni. Un provvedimento del quale non ho ancora potuto prendere visione dei documenti ufficiali. Sta di fatto che questa restrizione, di fatto, non mi permette per assurdo di non accedere nemmeno al multisala di mia proprietà. A questo punto potrei prendere la palla al balzo e decidere di tirarmi indietro».
Più che prendere la palla al balzo, per le ambizioni di aprire il palazzetto entro settembre 2012, sarebbe una stoppata degna del miglior Denis Marconato. La spiegazione è tanto semplice quando preoccupante: in sostanza il multisala inserito nel progetto complessivo, rappresenta il 30% di tutto l'impianto. Se Cinelandia rescindesse il contratto, andrebbe a bloccare l'iter di realizzazione del palasport, in quanto sarebbe necessario rifare completamente tutti i disegni.
In pratica si ripartirebbe da zero, senza contare che Cinelandia potrebbe anche chiedere i danni.

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