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Domenica 11 Settembre 2011
Cantù, l'assessore silurato
«Così sono finiti i "disturbi"»
È il terzo leghista fatto fuori dal sindaco leghista Tiziana Sala: Simone Molteni, ormai ex assessore alla Viabilità, vuota il sacco. «Io credo che nella politica si entri in una stanza, ci si confronti e si stabiliscano degli accordi che vanno rispettati. Ma Tiziana Sala, questi accordi, li ha sempre disattesi»
Il telefono di Molteni, 32 anni, architetto, non smette di squillare e i commenti si rincorrono in città. Il più gettonato, quello che i panni sporchi si lavano in casa. Ma ormai i rapporti nella giunta erano gelidi da tempo, e la decisione del sindaco di rinnegare il suo piano del traffico è stata solo la scintilla che ha innescato una miccia troppo corta da un bel pezzo. Lui oggi ride, si sente sollevato, come chi sia uscito da una relazione soffocante che si trascinava senza futuro. E, giura, non prepara "salti della quaglia", perché a dargli da vivere è il suo lavoro, mica la politica.
Nel 2008 il sindaco scriveva all'allora commissario provinciale della Lega Tito Cattaneo che Giorgio Masocco, Luca Delfinetti e Simone Molteni dovevano essere messi «in condizione di non nuocere». Era arrivato il suo turno, insomma?
Io credo che nella politica si entri in una stanza, ci si confronti e si stabiliscano degli accordi che vanno rispettati. Ma Tiziana Sala, questi accordi, li ha sempre disattesi, partendo in solitaria e scavalcando gli altri. E' questo il vero motivo per cui noi tre disobbedienti davamo fastidio.
Quelle parole sul sindaco che «dà i numeri del lotto», però, erano forti.
In realtà io vengo allontanato per essere stato coerente, per aver dato l'unica risposta che potevo. C'è un piano urbano del traffico che lei stessa ha votato due volte, in giunta e in consiglio, e che viene rinnegato. Come si aspettava che reagissi? Ho difeso il mio lavoro e la dignità dei consiglieri.
Assessore a soli 27 anni e adesso defenestrato. Come ci si arriva?
Io sono sempre stato un estraneo in giunta, e dopo la cacciata di Masocco e Delfinetti sono rimasto solo. Se sono durato finora è stato per i buoni rapporti con il deputato Nicola Molteni, ma con il sindaco non c'è mai stato accordo.
Su cosa, in particolare?
Per me far politica significa governare, prendere delle decisioni a volte difficili che vanno però attuate fino in fondo, mentre per lei significa solo non scontentare l'elettorato. Ma se ci si limita a questo non serve un'amministrazione, basterebbe un commissario a mandare avanti il Comune.
Un quadro che dipinge una giunta debole, in cui Tiziana Sala sembra libera di fare da sola il bello e il cattivo tempo.
Di certo mai nessun assessore si è mai espresso apertamente contro di lei. Va per la propria strada, corre in avanti senza confrontarsi. Pensiamo alla piazza: perché a prendere decisioni sul crinale di Cantù deve essere l'ex sindaco di Acquaseria? (Alberto Botta, membro del gruppo piazza ndr). In realtà lei è insicura e si circonda solo di persone accondiscendenti.
C'è qualcosa che avrebbe ancora voluto portare a termine prima della fine del mandato?
No, sono contento di questa esperienza, che mi ha dato modo di comprendere davvero la distanza tra quello che si vorrebbe e quello che si può realizzare. Più che altro mi dispiace che non ci sia più nessun elemento di disturbo. Ora potranno portare in approvazione senza intoppi questo piano di governo del territorio, che trovo un lavoro pessimo. I tempi e l'interesse a farlo ci sono.
Addio alla politica, adesso?
Io rimango un militante della Lega, e spero fortemente in un cambiamento davvero radicale a Cantù. Da leghista prendo le distanze da Tiziana Sala, non dal movimento.
La Lega cittadina, quella che siede in consiglio, si è molto normalizzata, rispetto a mesi fa, e non l'ha sostenuta molto in questo frangente.
Il partito non è fatto solo da idee e temi, ma anche da facce. E io invito tutti i canturini a guardare in faccia chi da anni ormai rappresenta la Lega.
L'ultimo incontro col sindaco, a occhio, è stato piuttosto teso, quindi?
Macchè - ride - forse si aspettava che mi arrabbiassi o che la pregassi di tornare sui suoi passi, ma sono stato l'immagine della cortesia e alla fine sembrava quasi dispiaciuta di dovermi revocare. Tanto che le ho detto, «Tiziana, per una volta arriva fino in fondo senza cambiare idea...».
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