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Venerdì 16 Settembre 2011
Erba, negozi tutti riaperti
ma nessuno vuole spendere
Le ferie sono finite ma la tradizionale ripresa di settembre non c'è stata: colpa della crisi economica
Girando per negozi, l'atmosfera è di calma quasi piatta. Il rientro delle scuole e la riapertura della maggior parte delle aziende non ha dato quello slancio che i commercianti si aspettavano.
Ogni categoria merceologica, come fa notare Carlo Tafuni della Confcommercio, merita un discorso a sé, ma in generale, in città, il settore dei consumi sta aspettando un riposizionamento delle consuete entrate che non si fa vedere.
«Il settore dell'abbigliamento risente innegabilmente delle temperature anomale di questi giorni - afferma Carlo Tafuni - le vetrine espongono capi del primo autunno, ma con questo caldo i clienti rimandano».
La fascia di clienti che solitamente è la più attiva nell'interessarsi al cambio di stagione, non ha ancora varcato la soglia dei negozi.
«I commercianti in questo periodo fanno conto sulla clientela femminile - continua Tafuni - ma in questo caso nessuna cliente pensa ad abiti pesanti. Il settore dell'abbigliamento maschile, poi, ha sempre una ripresa più lenta».
Un fattore che non spinge a mettere mano al portafoglio è la fiammata, conclusasi a ridosso, dei saldi estivi. Con i tempi contingentati delle vacanze mordi e fuggi, il badget di spesa disponibile si è consumato nell'immediato dei prezzi bassi e sembra che il momento di pensare a nuove spese no sia giunto.
«Si può dire che la stagione del rientro non è neanche partita - spiega Michele Riva, presidente dei commercianti - Il settore abbigliamento è fermo per una serie di fattori che vanno dal caldo ai saldi estivi appena conclusi».
Il numero di avventori stenta ad arrivare a regime anche nei consumi quotidiani. Per bar e ristoranti la riapertura delle scuole non ha ancora totalizzato i pienoni che ci si aspetterebbe per la colazione e la pausa pranzo.
«E' per ora solo parziale il recupero dei clienti abituali per gli esercizi pubblici - continua Carlo Tafuni - Alcune aziende ed uffici hanno prolungato il periodo di ferie. Quasi una scelta obbligata in tempi di scarse commesse e mancanza di lavoro. In città quindi non sono ancora arrivati i lavoratori da fuori che consumano i pasti nei bar locali».
Gli unici a salvarsi dalla marea bassa di questo settembre sono i negozi alimentari. Nemmeno le grandi catene: il consumatore di fine estate preferisce il negozietto sotto casa di frutta e verdura. Complice il caldo che fa scegliere ancora cibi freschi e leggeri.
L'innalzamento del fattore "paura", registrato da tutti gli operatori del commercio, è infine un ulteriore condizionamento ai mancati acquisti.
«Fra tutti gli esercenti è diffusa la sensazione che anche le cattive notizie sul fronte economico di cui sono piene le cronache in questi giorni - riferisce Carlo Tafuni - stiano disincentivando i consumi. A detta di tutte le categorie del commercio, si tratta di un condizionamento che si ripercuote sia a livello reale, che a livello psicologico. Certo, si parla di eventi di grande portata che non si possono evitare. Di fronte a queste situazioni gli esercenti non possono che correre ai ripari e cercare di resistere. Come hanno fatto già tante altre volte stringeranno i denti e aspetteranno le prime avvisaglie di ripresa autunnali».
Sul fronte della tenuta complessiva del settore commerciale in città, infine, i dati relativi alle cessazioni di attività nel corso dell'anno non sono ancora allarmanti, ma leggendoli in filigrana testimoniano comunque situazioni di sofferenza. Nel solo periodo estivo - tra giugno e questo mese - le attività che risultano cessate sono 5 (una decina dall'inizio dell'anno) e per lo più si tratta di cambi di gestione con il titolare precedente che ha "lasciato" proprio perché in sofferenza: un abbigliamento, un negozio di vicinato, un paio di bar, un negozio di serramenti.
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