La notte più lunga
Aspettando il satellite

Poca gente a spasso in centro a Como, prevale la paura. Ma qualcuno è rimasto con il naso all'insù

COMO Sarà che a furia di sentirci ripetere che siamo celti, come i galli della Gallia celtica anche noi abbiamo paura di una sola cosa: che il cielo ci cada sopra alla testa. Sarà che cent'anni di pellicole catastrofiche ci hanno mostrato la Terra colpita da asteroidi, navi spaziali, altri pianeti, mostri sovrumani giganteschi, ma la notizia del satellite Uars che rientra nell'atmosfera perdendo i pezzi non è passata inosservata.
Nessun allarmismo estremo, certo, ma che dire, ad esempio, del Comune di Cantù che ha diffuso un comunicato ufficiale per avvisare la cittadinanza dell'eventualità, seppur remota, che qualche frammento di questo pezzo di metallo grande come un autobus, in caduta libera verso casa, possa sopravvivere al calore dell'atmosfera e, invece di bruciare completamente prima di toccare il suolo, andare a schiantarsi da qualche parte nella città del mobile. O ovunque visto che le "finestre", tra le 21.25 e le 22.03 di ieri sera e tra le 3.34 e le 4.12 di stamani comprendevano un'area abbastanza estesa:  Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna. La possibilità che un frammento, scampato alla distruzione, si potesse abbattere proprio sull'Italia, proprio sulla Lombardia, proprio sul lario, proprio su di noi, su uno di noi (che vede l'ombra ingrandirsi inesorabilmente sotto di sé come in un cartone animato di Will Coyote) erano abbastanza remote. Eppure tutto è possibile: il Cern ha appena scoperto particelle subatomiche potrebbero mandare la Relatività di Einstein in pensione, muovendosi più veloci della luce, come Superman, anche lui caduto in un campo del Kansas a bordo di un'incubatrice spaziale, a due metri da una coppia di contadini: insomma, certe cose succedono, almeno nei fumetti e nei film.

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