Sagnino e Ponte Chiasso
invasi dai piccioni

Ordinanza del sindaco di Como per l'uomo che li sfama: «La deve smettere subito». Bottone: «Datemi il mangime sterilizzato»

PONTE CHIASSO Ne hanno provate di tutti i tipi per difendersi dai piccioni che infestano i cieli di Ponte Chiasso e Sagnino proprio come accade in piazza San Marco a Venezia e in piazza Duomo a Milano.
Finora però non ha funzionato niente. Nonostante il mais con mangime sterilizzato sistemato dal Comune in posti strategici, le coperture ai camini, le protezioni alle finestre, le reti intorno ai cortili, la disinfestazione dei sottotetti delle scale dove sono presenti le nidificazioni. Niente, l'invasione dei piccioni continua.
Allora i cittadini sono andati alla ricerca di chi sfama pennuti, anziché pensare di sparargli. E a Sagnino l'uomo dei piccioni ha un nome e un cognome: Donato Bottone, che vive a Ponte Chiasso.
«Quando do da mangiare alle mie galline arrivano anche loro. Cosa ci posso fare?», dice, sventolando l'ordinanza con la quale il sindaco Stefano Bruni gli ha ordinato di smettere di sfamare la colonia seduta stante. «Quante sono le galline? - domanda di rimando -. Prima erano sessanta. Poi è arrivata la faina, me le ha mangiate e adesso sono solo dieci. Equanti sono i piccioni vuol sapere? Tanti. Tanti quanti? Tanti 150».
Se Donato Bottone ha l'ordinanza in mano è perché da un sopralluogo dell'Asl è emerso che i due quartieri sono invasi dai piccioni. L'Asl l'ha chiamata un vicino e a quest'ultimo l'azienda sanitaria ha dato ragione. Quindi ha girato la pratica al sindaco ed è partita l'ordinanza.  
«Dicono che il mio mangime rende meno appetibile il mais sterilizzato che il Comune sistema a Ponte Chiasso per non far proliferare i piccioni - spiega Bottone -. Allora ho detto: datelo anche a me, gli do quello. Faccio un servizio per voi. Mi hanno detto che non è possibile perché è proprietà privata. Ma senta, io cosa faccio? Non lascio morire di fame le mie galline perché arrivano anche i piccioni. E, poi, è proprietà privata. Io vado all'avvocato e faccio causa al Comune».

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