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Lunedì 10 Ottobre 2011
I televisori di Happy days
Il passato in vetrina
Mentre il mondo piange il papà dell'I-pod, I-phone e I cloud c'è un quartiere, Rebbio, dove vanno ancora di moda i televisori di Happy Days.
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Sono televisori che funzionano anche da spenti. Perché raccontano la storia delle famiglie degli anni Cinquanta, quando quelle scatole che trasmettevano immagini sfocate e suoni disturbati erano una novità ancora più grande dell'I-pad. In più non ce le avevano ancora tutti, ma solo le famiglie più fortunate. Che diventavano il punto di riferimento quando c'erano le trasmissioni televisive o le partite da non perdere. Roberto Malinverno, che manda avanti la sua attività di elettricista con il fratello Giorgio e il figlio Stefano, è orgoglioso della collezione che riempie il negozio.
Lui ha poco più di 50 anni, ma avendo iniziato a lavorare giovanissimo, ha già quarant'anni di storia da raccontare.
«Ogni volta che andiamo a montare impianti elettrici o antenne nelle case, ci chiedono se possiamo portare via gli apparecchi televisivi o le vecchie radio dei nonni o degli zii. Noi ce le portiamo via, e poi anziché buttarli in discarica, li teniamo qui perché creano atmosfera». Sono pezzi senza valore, tutta una serie degli anni Sessanta e Settanta, come i piccoli televisori da cucina con l'antenna rotonda sopra e comunque tutti gli apparecchi in bianco e nero e dell'era pre telecomando. Ma ci sono pezzi come una Schaub Lorenz degli Anni Cinquanta o una Konral che portano direttamente a Mad Men la serie televisiva americana che celebra i primi anni Sessanta.
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