Scandalo amianto a Como
«Il Comune non controllò»

I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Milano, in una relazione finita nell'immenso fascicolo sul processo Tenacia dei magistrati dell'antimafia, non rinunciano a ipotizzare una possibile omissione sull'operato del Comune di Como.

COMO Forse è il senno del poi dopo ad allungare, come accade sempre all'ora del tramonto, le ombre. E a renderle inquietanti, perché il tramonto in questione è quello di una società infiltrata dalla 'ndrangheta quale la Perego Strade e i dubbi riguardano la gestione della pratica edilizia per la demolizione dell'ex Lechler di Ponte Chiasso, azienda chimica piena zeppa di amianto.
Certo è che i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Milano, in una relazione finita nell'immenso fascicolo sul processo Tenacia dei magistrati dell'antimafia, non rinunciano a ipotizzare una possibile omissione sull'operato di Palazzo Cernezzi.
Dalle pieghe dei quasi cento faldoni che compongono il processo ai presunti affiliati lombardi ai clan calabresi, in corso a Milano, emergono gli atti di uno scandalo tutto comasco: il traffico di rifiuti velenosi di cui si è macchiata la Perego Strade prima di fallire e prima che l'antimafia alzasse il velo sulla massiccia presenza, nella gestione dell'azienda di Cassago Brianza, di uomini in odor di 'ndrangheta.
Siamo nella primavera del 2010 quando dagli uffici del Noe di via Pusiano, nel capoluogo lombardo, parte un'annotazione di 25 pagine indirizzata alla magistratura. È un riassunto - compilato pochi mesi prima del blitz della Dda - di quanto emerso nel corso dell'inchiesta sull'allegra gestione delle macerie da parte del gruppo Perego.
Nel mirino lo smaltimento del «materiale di risulta», pieno non solo di amianto ma anche di materiali ferrosi e residui di idrocarburi, dell'ex azienda chimica di via Bellinzona 289, a due passi dal valico di Ponte Chiasso. Parliamo di 2500 metri quadri di eternit, 220 metri di cemento amianto, di 450 metri di lana minerale di tipo pericoloso e di mille mq di serramenti con probabili stucchi di cemento amianto. La Perego Strade demolisce e poi carica tutto quanto a bordo dei suoi camion. I quali partono, ufficialmente, alla volta di una discarica del Novarse, la W.T.R. srl. Ma ufficiale e reale, in questa storia, non fanno rima.
Il 14 aprile 2008 una pattuglia della polizia stradale di Como intercetta a Tavernerio, ben lontano dal tragitto ideale per raggiungere Novara, uno di quei camion. L'autista viene multato, perché la documentazione non è in regola e il mezzo è troppo carico. Potrebbe finire tutto lì, ma la piccola sezione di polizia giudiziaria della polstrada cittadina non si ferma all'ovvio. E va oltre. Si scopre così che la W.T.R. «non ha mai avuto alcun rapporto, né contrattuale né di fatto, con la Perego Strade». Le macerie cariche di veleni - a confermarlo saranno gli autisti della stessa Perego - anziché essere smaltite in una discarica autorizzata, venivano portate all'interno del capannone di Cassago Brianza dell'azienda stessa e lì triturate (illegalmente) pronte per essere usate (sempre illegalmente) in altri cantieri.

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