C'è l'ombra della camorra
anche sul recupero del Cucchi

Dietro al fermo dei lavori del vecchio Cucchi, spettrale e celebre edificio tra piazza Peretta e via Boldoni, scorre un filo che porta diritto (quasi) a Giuseppe Felaco, 56 anni, latitante alle Canarie, imprenditore che secondo l'anticrimine di Napoli è in realtà uno dei tanti prestanome, qui al Nord, del clan Nuvoletta, nome di spicco della camorra partenopea.

COMO Strane presenze nelle stanze malconce del vecchio Cucchi, spettrale e celebre edificio tra piazza Peretta e via Boldoni.
Dietro un fermo lavori che si trascina ormai da mesi, scorre un filo che porta diritto (quasi) a Giuseppe Felaco, 56 anni, latitante alle Canarie, imprenditore che secondo l'anticrimine di Napoli è in realtà uno dei tanti prestanome, qui al Nord, del clan Nuvoletta, nome di spicco della camorra partenopea.
A carico di Felaco, giusto la scorsa settimana, la polizia aveva eseguito un paio di sequestri. Il primo a Faggeto Lario, dove c'è un piccolo rustico, il secondo a Capiago Intimiano, dove ha sede una srl in liquidazione dal 2007, la "Costruenda". Il sequestro riguardava le quote di quest'ultima società, intestate per il 90% a tale Roberto Marzano, che risulta essere - e siamo al vecchio Cucchi - anche il legale rappresentante della "Officina delle costruzioni srl", l'impresa edile cui i proprietari dello stabile di via Boldoni, la società Quadrifoglio, aveva affidato i lavori di restauro.
Il legale rappresentante della Quadrifoglio è, invece, l'avvocato Giuseppe Centola, ex consigliere comunale, che proprio questa mattina, davanti al giudice civile del tribunale di Como, chiederà la "restituzione" del cantiere, visto che, a sentir lui, quelli della impresa sono spariti nel nulla: «Siamo noi - dice Centola - le prime vittime di questa situazione. Di Marzano non abbiamo più notizie da mesi e questo benché gli si siano corrisposti quasi due milioni di euro, pagati regolarmente in base allo stato di avanzamento dei lavori e sulla scorta delle indicazioni del progettista. Sono un sacco di soldi, specie alla luce di quello che è stato fatto (poco o nulla, ndr) e alla luce dell'importo complessivo dell'intervento, che dovrebbe costare sui tre milioni e mezzo di euro». L'avvocato Centola spiega anche le ragioni che, a suo tempo, lo indussero a dare credito a Marzano: da una parte un preventivo assolutamente conveniente, dall'altra il fatto che lo stesso imprenditore avesse già condotto a buon fine la ristrutturazione di un altro palazzo di via Boldoni, quello di fronte a Coin, l'edificio che al piano terra ospita il ristorante "Pepe Nero". Quell'operazione andò in porto senza imprevisti, e in tempi ragionevoli.
Insomma, questa mattina in tribunale è previsto il ricorso. Poi, se tutto andrà come previsto, il cantiere potrà essere riaffidato a una nuova impresa. Magari davvero al di sopra di ogni sospetto.

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