In margine alla posa della prima pietra per 200 nuovi loculi al cimitero di Monte Olimpino, vorrei rimarcare come, da decenni, le varie amministrazioni che si sono succedute siano sempre state in ritardo con la programmazione cimiteriale, cosa poco comprensibile visto che i loculi non vengono regalati ma venduti.
L'intempestività degli interventi provoca il perpetuarsi del fenomeno delle tumulazioni forzate in cimiteri indesiderati, in attesa di riavvicinamento. Appena finiti i lavori verranno spostati i defunti, nel frattempo forzatamente tumulati altrove. Intanto, esauriti gli spazi in altri cimiteri, troveranno posto a Monte Olimpino anche i defunti di altri quartieri. Così la catena continua, salvo ricorrere alla cremazione.
Ovviamente i costi sono a carico dei parenti; ma la cosa che più dovrebbe essere tenuta in considerazione è l'aspetto umano, ossia il disagio di frequenti spostamenti per molte persone spesso anziane, e l'oblio che copre le tombe di chi è sepolto lontano dal luogo dove è vissuto e dove era conosciuto.
Faustino Marazzi
Monte Olimpino
Caro Marazzi,
lei segnala un problema reale. Lo dico per esperienza personale, perché so che cosa significa avere i propri morti sepolti lontano dal luogo in cui si vive. E so quel che si prova quando si misura il disagio di doversi confrontare con mille difficoltà e impedimenti. Il non poter essere là è qualcosa che intristisce.
Sol chi non lascia eredità d'affetti, poca gioia ha dell'urna. Così il Foscolo nei Sepolcri meditava sul significato della morte. Perché la morte, per chi resta, si sublima nel ricordo della vita di chi se ne è andato. E recarsi al cimitero è un conforto per l'anima. Ecco perché condivido il suo richiamo agli aspetti umani che una programmazione più puntuale potrebbe salvaguardare. Speriamo che quei 200 nuovi loculi servano a ridurre le proporzioni del problema, che tocca soprattutto gli anziani.
Pier Angelo Marengo
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