Arte rubata a Como
In cinque a processo

«Mi prudono le mani... di dire: apro una finestra e vado dentro, porto via anche solo un quadro... ma hai visto che tipo di allarme c'è su?». Francesco Catanzariti, da Lurago d'Erba, è in auto con un amico, uno di quelli che ogni tanto usa per andare a ripulire le ville del Comasco. È impegnato in un sopralluogo, in previsione di un possibile colpo, e non sa che i carabinieri di Como lo stanno ascoltando.

COMO «Mi prudono le mani... di dire: apro una finestra e vado dentro, porto via anche solo un quadro... ma hai visto che tipo di allarme c'è su?». Francesco Catanzariti, da Lurago d'Erba, è in auto con un amico, uno di quelli che ogni tanto usa per andare a ripulire le ville del Comasco. È impegnato in un sopralluogo, in previsione di un possibile colpo, e non sa che i carabinieri di Como lo stanno ascoltando.
«Questo allarme, se l'attacchi di sopra, non suona... gli fai le stanze... per me non suona perché anche l'allarme che ha il lampeggiante non è di quelli nuovi, nuovi, capito?».
Ci sono intercettazioni telefoniche, pedinamenti, e testimonianze, nel fascicolo d'indagine contro una presunta banda dedita al traffico di opere d'arte rubate. Ma, soprattutto, c'è  il clamoroso sequestro di quadri, sculture, suppellettili e oggetti antichi rubati anche vent'anni prima. Il pubblico ministero Antonio Nalesso ha chiuso l'inchiesta a carico di cinque indagati accusati di ricettazione: oltre a Francesco Catanzariti, 63 anni, anche Panfili Gabro, 65 anni i Laglio, Giordano Riva, 64 anni di Canzo, Ivano Signorelli, 43 anni, di Solbiate, ex parroco di Sala Comacina, e Paolo Barrasso, 50 anni di Como.
Quest'ultimo, custode del dormitorio delle Ferrovie dello Stato di Como, sarebbe stato il trait d'union tra Catanzariti e alcuni acquirenti, in particolare Gabro Panfili, a casa del quale i carabinieri avevano trovato una sorta di museo: dipinti e statue, che erano risultati il frutto di furti in villa anche molto datati.
Intercettato, Barrasso parla dell'acquirente con Catanzariti: «Tu fagli vedere il quadro (una natura morta ndr) - gli dice quest'ultimo - ti porto pure le foto dei camini, i camini sono belli belli». E Barrasso: «Allora dici che per questo qui ne vale la pena?». E l'altro, arrabbiato: «Ma guarda che roba che è! La frutta sembra vera».

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