Cultura e Spettacoli
Lunedì 28 Novembre 2011
Poligamia e meno diritti
I rischi del nuovo islam
Gli auspici di democrazia, suscitati dalle rivoluzioni "spontanee" del Nord Africa, stanno facendo affiorare molti dubbi. In Libia, ad esempio, il nuovo governo ha giurato sul Corano. Cosa significa l'applicazione della legge islamica? Ecco l'analisi di un'esperta islamologa, di origini comasche, che vive e lavora a Parigi.
di Carla Di Martino
Quattro giorni dopo la morte di Gheddafi, la Libia annuncia che la shari'a sarà la fonte principale della nuova Costituzione. Sollevando timori e delusione. Giovedì scorso, quando si è insediato il nuovo governo guidato dal premier Abdurrahim El Keib, tutti i ministri hanno giurato fedeltà con una mano posata sul Corano. Sono giustificate le nostre paure?
Prima di tutto chiariamo il significato del termine shari'a. Shari'a é spesso inteso come sinonimo di "legge islamica" o "diritto musulmano", ma la traduzione è riduttiva. Letteralmente, shari'a è la via indicata da Dio e rispettarla significa seguire i principi e le leggi rivelate da Dio nel Corano, e l'esempio di Maometto suo Profeta. Il corpus della shari'a sarà dunque costituito di due tipi di indicazioni. Le une riguardano la liturgia e tutti gli aspetti dell'adorazione e del culto religioso propriamente detto (al-'ibâdah) con le sue obbligazioni, i cinque pilastri dell'Islam. Le altre, legate alla vita sociale e dunque politica, riguardano le azioni e interazioni umane (al-mu'amalah). Questa parte della shari'a regola per esempio le transazioni finanziarie, il diritto di famiglia, il codice penale e civile, come anche le abitudini alimentari e igieniche. Ora questo secondo gruppo di norme non é mai stato, in realtà, applicate allo stato "puro", o alla lettera, con buona pace del dogma dell'immutabilità coranica.
La storia dottrinale dell'Islam non è un tutto unico e granitico, incapace di evoluzione e impermeabile all'interpretazione, e come il Cristianesimo anche l'Islam ha conosciuto diverse correnti e interpretazioni, le scuole giuridiche, e la legge islamica si applica oggi nel mondo musulmano, e influenza la politica dei paesi musulmani, secondo modalità diverse per intensità, rigore, estensione di campo, impatto diretto sulla Costituzione. Un esempio: in Arabia Saudita si applica il diritto hanbalita, una delle quattro scuole giuridiche della tradizione sunnita e la più conservatrice e rigorosa. Il diritto islamico libico sarà necessariamente diverso poiché la Libia, invece, è di tradizione malikita, una scuola sunnita più aperta. E diverso sarà anche dall'Iran sciita.
Le due questioni sensibili che più hanno impressionato l'opinione occidentale la finanza islamica e l'ammissione della poligamia.
La finanza islamica si basa principalmente sul divieto di ogni forma di "ribah", letteralmente "aumento": l'usura cioè, per le banche, il tasso di interesse (le banche islamiche non applicano tassi d'interesse, ma si rifanno con le cosiddette spese di agenzia). È una formula che ha molto interpellato l'Europa in questi tempi di crisi: sembra semplice ed efficace, si professa "etica". In realtà è un sistema sofisticato che presenta molteplici sfaccettature e, ancora una volta, è applicata in maniera assai diversificata e mirata, anche nei paesi del Golfo (che per esempio prediligono il mercato immobiliare e praticano in realtà una finanza "mista"). La parola poligamia e l'ombra della shari'a sul diritto di famiglia è il fantasma più pauroso della nuova Libia, delle società musulmane in generale e in particolare dei nuovi governi che stanno nascendo dalla primavera araba. Dalla primavera araba si sperava nascessero governi democratici, rispettosi dei diritti umani, e l'applicazione della shari'a in Libia è segno di sconfitta e regressione, in particolare per quanto riguarda i diritti delle donne. Ecco il sentimento dell'Occidente, il timore dell'Europa.
Questo timore è fondato. La storia ci dice che la donna ha dovuto ovunque lottare per trovare il suo posto nella società. Possiamo ricordarci che la Chiesa Cattolica non ammette il sacerdozio femminile, che le donne hanno avuto il diritto di votare in Turchia (1926) prima che in Francia (1946), per citare due campioni, rispettivamente della laicità, ex-cattolico ed ex-musulmano. Che il testo del Vangelo va interpretato quanto quello del Corano… la realtà è che i Paesi che si ispirano in fatto di diritto di famiglia al diritto musulmano, ossia che vogliono derivare direttamente il diritto di famiglia dal Corano, di qualunque scuola giuridica d'interpretazione si tratti, offrono esempi qualificabili per lo meno come sfavorevoli alla condizione femminile, sul piano sociale come sul piano personale.
Ma parole come poligamia, che ci fanno tanta paura, non devono distogliere l'attenzione dal vero fulcro della discussione. Possiamo chiamarlo laicità, o democrazia, alcuni lo chiamano modernità. Ma non va dimenticato che una differenza esiste fra dottrina religiosa, oggetto di un credo personale e privato, e istituzioni che la incarnano (stati, uomini). Se la salvezza della nostra anima è probabilmente nelle mani di Dio, l'avvenire politico e sociale delle donne e degli uomini di Libia (e di Tunisia, e di tutti gli uomini e donne del pianeta) è in mani assolutamente umane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA