| UPDIM (UNIVERSITÀ POPOLARE DI MUSICA)
Biblioteca comunale, piazzetta Lucati 1, ore 18, ingresso libero Drammaturgia musicale, docente Riccardo Pecci: "L'anello del nibelungo" di Richard Wagner, ovvero tutto (o quasi) l'Ottocento europeo in 15 ore di spettacolo "Il teatro musicale è suono, canto, parola, gesto, scenografia, costumi, performance, e molto altro ancora. Da quattro secoli, sul suo palcoscenico si danno convegno le arti, le tecniche e i saperi dell'Occidente: una promiscuità spesso litigiosa e problematica, dalla quale - tuttavia - è sorto uno spettacolo che va annoverato tra le più alte e complete forme di autorappresentazione della cultura europea". Con queste parole abbiamo introdotto, l'anno scorso, il primo corso di drammaturgia musicale dell'Università popolare di musica (Il Giappone all'opera: riflessioni sull'orientalismo in musica, tra Saint-Saëns e Puccini). In nessun caso sono vere più che in quello di Richard Wagner, del quale ci apprestiamo a festeggiare il 200° compleanno (Lipsia 1813 - Venezia 1883). Come ha scritto Maurizio Giani, "l'espressione 'il secolo di Wagner' vale realmente nei due sensi - soggettivo e oggettivo - del genitivo". Ed è difficile smentire questa affermazione: il rapporto che lega il compositore sassone al secolo nel quale è vissuto è davvero strettissimo, ed è in eguale misura attivo e passivo: l'Ottocento ha fatto Wagner non più di quanto Wagner abbia contribuito a fare l'Ottocento. Pochi artisti e intellettuali europei, infatti, hanno assorbito le tendenze, le contraddizioni e le ambiguità del xix secolo più di Wagner; al tempo stesso, pochissimi tra loro hanno lasciato un'impronta altrettanto forte e durevole sulle arti e sulla cultura loro tempo. Il corso di quest'anno si propone di guidare i partecipanti all'esplorazione del mondo della tetralogia Der Ring des Nibelungen (L'anello del nibelungo), 15 ore circa di spettacolo che rappresentano indubbiamente il parto più emblematico di Wagner sotto questo profilo. Allo scopo, dopo due lezioni introduttive, quattro incontri serviranno a proiettare e discutere alcune delle pagine più significative degli altrettanti capitoli del Ring (L'oro del Reno, La valchiria, Siegfried, Il crepuscolo degli dèi), utilizzando le riprese di diversi allestimenti del ciclo wagneriano. Le lezioni disegneranno un piccolo itinerario tra musica, filosofia, letteratura, ritagliato tra i molti possibili all'interno dell'Anello del nibelungo. Un progetto che decolla tra l'estate e il 4 ottobre del 1848, quando Wagner traccia il disegno complessivo de Il mito dei nibelunghi, abbozzo per un dramma. Nel corso dei tre decenni successivi, fino alla prima rappresentazione integrale (Festspielhaus di Bayreuth, 1876) la realizzazione dell'Anello sarà tutt'altro che il semplice riempimento di un progetto monstre immobile, statuario, definito fin nei dettagli dal primo giorno dei lavori. Al contrario, si nutrirà delle esperienze intellettuali via via accum ulate dal vagabondo Hofkapellmeister sassone, da Dresda a Zurigo a Parigi a Monaco a Bayreuth ecc. Nello specchio del Ring si riflettono dunque, e si sovrappongono, le molte identitàassunte via via da Wagner: un liberale impregnato della temperie ideologica della "Giovane Germania" (Junges Deutschland), un rivoluzionario, un anticapitalista pre-marxista, un vago socialista, un materialista alla Feuerbach, un antisemita, un 'buddista' schopenhaueriano. Muovendo come burattini gli dèi, gli uomini, i nani e i giganti del mito nordico, in realtàil Ring ci parla dunque di politica, corpo, sessualità, razza, senso (o nonsenso) del mondo e della storia. Non senza aspetti molto controversi, tra i quali appunto il famigerato antisemitismo: aspetti che, da un secolo abbondante, sono al centro di un acceso dibattito, destinato a non estinguersi facilmente. Anche per questo, occuparsi del Ring può essere una terapia salutare, e aiutarci a frequentare in modo più adulto e consapevole il teatro, la letteratura, la musica dell'Occidente: ci piaccia o meno, sul palcoscenico - e nelle arti in generale - la relazione tra etica ed estetica, tra "giustizia e bellezza" (per citare il titolo di un saggio di Luigi Zoja) è infatti molto meno lineare e armoniosa di quanto siamo, per lo più, disposti ad ammettere. NdA: non ho riassunto quanto sopra perché "Wagner" e "sintesi" sono due concetti antitetici (infatti le opere son quattro e gli incontri sei)... http://www.updim.org/ |