Sentire taluni proprietari di barche e auto di lusso berciare, di questi tempi, contro gli incrementi di bolli e tasse per i loro gioiellini, dimostra che c'è ancora una fetta di italiani pervicacemente arroccata a difesa dei propri privilegi, e che la crisi non la vede neppure sfogliando i giornali o guardando i tg.
In un momento storico in cui una persona su quattro - dati Istat alla mano - corre il serio rischio di scivolare sotto la soglia di povertà ci si aspetterebbe, da coloro che hanno di più, un segnale, un gesto, anche solo un guizzo a sostegno di quella fetta di donne, uomini e famiglie che i conti non sono più in grado di farli quadrare. Invece ecco che il buon esempio arriva da chi non ti aspetteresti, non certo per mancanza di sensibilità, quanto piuttosto per questioni di ruolo. Ad esempio i carabinieri, i quali non sempre sono come cantato da De Andrè e anzi dimostrano, talvolta, di avere proprio nel «cuore tenero» una delle loro doti. Accade a Perugia, dove una pensionata è stata sorpresa a rubare carne in un supermercato. I carabinieri l'hanno denunciata ma, subito dopo, l'hanno invitata a pranzo organizzando pure una colletta per consentirle di comprare generi alimentari.
Da Como giunge invece la storia di una giovane mamma che non dovrà difendersi dall'accusa di aver rubato pere, prosciutto e una bottiglia di latte per sé e il figlio: la legge, che nella sua inflessibilità si dimostra evidentemente meno miope di certi uomini, ha infatti permesso a un pubblico ministero e a un giudice di archiviare quell'accusa di furto, in quanto commesso in stato di necessità. E se la crisi con i suoi drammi arriva al punto di ammorbidire addirittura le norme, è chiaro che è davvero tempo per una seria riflessione sulle dinamiche di un sistema traballante e per un ripensamento su uno stare insieme diverso in una società che sta perdendo il punto di riferimento dei suoi ultimi anni, ovvero il benessere economico.
Quei carabinieri che, commossi dal racconto di una donna alle prese con una pensione da fame, si sono tassati per aiutare una "ladra" scippata del suo presente, dimostrano che è ancora possibile - come insegnava Gandhi - essere «il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo». E non è apologia di reato, mandare assolta una giovane mamma sorpresa a rubare in un negozio. Bensì il riconoscimento di uno stato di bisogno quale diritto che gode di pari dignità rispetto a quello, ovviamente sacrosanto, del supermercato a non essere saccheggiato.
I tempi cambiano, così come i valori, le priorità e con loro le leggi. Queste ultime, solitamente, reagiscono per ultime ai cambiamenti. Si adattano con lentezza alle nuove dinamiche sociali. Non questa volta. Il «cuore tenero dei carabinieri» e l'umanizzazione di una norma del codice penale capace di non punire il furto come reato sembrano voler precorrere i tempi. Come stanno facendo, da mesi - e forse da sempre - quei volontari e quelle realtà che non hanno mai perso di vista le vere priorità: l'essere umano prima di tutto. Anche del privilegio della ricchezza.
Paolo Moretti
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