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Venerdì 03 Febbraio 2012
Senza casa e senza figli
Protesta dei papà separati
Prima ha perso la casa, ora rischia di perdere anche i figli. Questa storia è esemplare delle difficoltà che devono affrontare tanti papà separati e che finiscono per essere pagate a caro prezzo anche dalla loro prole.
Non a caso, l'altro ieri mattina, giorno in cui era fissata l'udienza per discutere la proposta di mandare in comunità i tre bambini di R.C, formulata dal Servizio tutela minori competente, si sono mobilitate diverse associazioni per manifestare davanti al Tribunale di Como. All'appello lanciato sul gruppo "Famiglia sempre" da una mamma che da piccola ha provato sulla sua pelle l'esperienza di essere tolta ai genitori, Antonella Flati, hanno risposto il Movimento femminile per la parità genitoriale, l'associazione Figli sottratti e i Papà separati Lombardia. Complice la nevicata, la mattina ha preso una piega imprevista: le 8 pagine di relazione dei servizi sono state letteralmente congelate, l'udienza rinviata ed R.C. è tornato a casa con un piano di visite dei figli che gli dà speranza per un altro mese.
I servizi hanno motivato la scelta di allontanare i tre bambini dai genitori con le presunte carenze dei medesimi: una madre che ostacolerebbe continuamente il loro legame con il padre e un padre che sarebbe inadeguato per ragioni abitative (sta in un monolocale), per i turni lavorativi (infermiere di Pronto soccorso) e per un modo di rispondere alle "provocazioni" dei figli da "approfondire". R.C. osserva che «se mi sono ridotto a vivere in un monolocale è perché dal 14 gennaio 2011, dopo l'udienza in cui si è discussa la separazione chiesta da me e rinviata dal giudice al prossimo luglio, devo passare 500 euro di mantenimento per i miei figli, 250 per l'ex moglie e 800 di mutuo per la casa che sono stato costretto a lasciare». Mentre cerca di risolvere il suo problema, R.C. ha costituito un'associazione per aiutare altri papà che si ritrovano a vivere con 600 euro al mese e per diffondere la cultura della bigenitorialità.
Bigenitorialità è la parola d'ordine che ispira le associazioni che si sono mosse in suo sostegno e molte altre che si sono unite nel cartello nazionale Adiantum e hanno dato vita agli Stati generali per la giustizia familiare. «Io ho passato 18 anni in una casa famiglia - racconta la Flati, che si divide tra l'Abruzzo e Como e fa parte del coordinamento degli Stati generali -. Poi sono finita in un istituto per ragazze madri e hanno cercato di togliermi mio figlio, ma ho lottato ed è rimasto con me. E siccome nella vita una possibilità di riscatto si dà a tutti, da adulta sono riuscita a recuperare il rapporto con mia madre e mio padre. Ora mi batto perché tutti i bambini possano avere due genitori, condizione fondamentale per una sana crescita psicofisica. E per tutelare davvero i bimbi bisogna tutelare anche mamme e papà».
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola sabato 4 febbraio
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