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Sabato 18 Febbraio 2012
Quote latte e tasse
Allevatori in crisi
Tra Como e Lecco sono attive 65 aziende zootecniche. Il presidente: «Spese e costi di gestione in aumento»
Per Fortunato Trezzi, titolare con i fratelli dell'omonima azienda di Alzate Brianza, 140 frisone, e presidente di Coldiretti Como, «si tratta di un investimento notevole. Perché si arriva a sfiorare i 700mila euro, dal momento che per una stalla servono almeno 7mila euro a capo. Poi, si deve aggiungere il costo degli animali e una manza di due anni che non ha mai partorito, quindi, non ha mai prodotto latte, vale non meno di 2mila euro. L'alimentazione di ogni capo si aggira sui 700 euro all'anno. Per non dire, dei costi del veterinario. E le norme introdotte dal Governo non ci aiutano».
Non è, quindi, la promessa di veder crescere il fatturato la molla che spinge l'allevatore a non demordere, «semmai - continua Trezzi - la passione e la volontà di rincorrere l'innovazione. Ma, considerata l'entità degli investimenti, resta più vantaggioso dar vita ad allevamenti ovi-caprini». Attualmente sono 65 le aziende zootecniche sparse tra Como e Lecco dalle quali escono tutti i giorni 700 quintali di latte. E se sono diminuiti gli allevamenti, è però aumentato il bestiame posseduto, espediente messo in campo per contenere i costi di gestione.
La via del latte inizia con la mungitura da svolgersi mattina e sera osservando un lungo elenco di prescrizioni igieniche. Il prodotto viene, poi, raffreddato in apposite vasche di stoccaggio (tank), per poi venir prelevato tutte le notti dai camion dei lattai che, dalle aziende, lo portano negli stabilimenti di produzione.
«A questo punto - spiega Trezzi - una parte del prodotto può essere destinata alle cooperative, come quella di Sant'Angiolina di Lodi, un'altra all'industria per coprire il fabbisogno di latte fresco e a lunga conservazione. Una quantità verrà impiegata per la trasformazione, per dar vita al Grana Padano, al Gorgonzola e ad altri formaggi a denominazione di origine protetta. Un'ultima porzione verrà indirizzata alla polverizzazione presso grosse industrie alimentari come la Ferrero che utilizza latte italiano per ricavare, ad esempio, il cioccolato bianco».
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