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Venerdì 30 Marzo 2012
Muro crollato da due anni
Un pericolo per i bambini
«Aspettiamo da due anni la ricostruzione del muro»: trepidano le suore della Congregazione dell'Assunzione che gestiscono l'Istituto San Carpoforo, scuola paritaria primaria e secondaria. Ma la vicenda sembra ancora lunga, nonostante la buona volontà per risolverla.
Ma la vicenda sembra ancora lunga, nonostante la buona volontà per risolverla: l'intervento si inserisce nel contesto della Spina Verde, zona protetta ed assoggettata a vincoli. Non è all'interno del Parco; in teoria, non ha impatti sul paesaggio; di per sé, la ricostruzione potrebbe anche essere opera di un bravo muratore, ancorchè debba essere eseguita a regola d'arte. Ma le regole non ammettono eccezioni: questa è la linea perseguita.
Durante uno stratempo di due anni fa, il muro di recinzione tra l'Istituto e la Spina Verde è crollato. Sei, sette metri di muro sono finiti nel giardino della scuola, creando quantomeno intralcio e anche qualche rischio, ma le responsabilità sono state subito chiarite: evento naturale.
Più che di un evento singolo, si è trattato di una serie di eventi naturali sui quali l'intervento è sempre stato difficile: pioggia, gelo, disgelo, ruscellamenti hanno trascinato materiale, finito ai piedi del muro, con continuo esercizio di spinta. In una notte più turbolenta delle altre, il materiale s'è gonfiato, ha fatto pressione, il muro è crollato e innanzitutto, bisognava trovar risposta alla domanda sul valore storico ed archeologico del manufatto. Forse ha solo 50 anni, forse è una vestigia risalente ai tempi della basilica di San Carpoforo, quindi al periodo alto medievale, il 1.100. La basilica fu infatti la prima sede vescovile di Como. La struttura dell'Istituto risale al 1.800 ed è più probabile che il muro sia stato in piedi per qualche decennio, abbia rasentato i due secoli di vita. È solo un'ipotesi: nei reperti archeologici, non è stato catalogato.
Ad ogni modo, il punto è: chi interviene? Le suore non hanno alcuna responsabilità e gli stessi tecnici della Spina Verde sottolineano che «hanno pienamente ragione a chiedere di rimuovere il dissesto e di ricostruire il muro divisorio», diventato muro di contenimento. L'Ente Parco s'è messo a disposizione per una mediazione e in particolare, è disponibile per l'opera la Società Snam, titolare del metanodotto che passa vicino al muro.
Pur essendo un colosso, non ha detto «arrangiatevi» come a volte succede per prestigiose società. Ha realizzato il metanodotto di Como, conosce la zona, avrà anche smosso terra, ma non ha alzato le spalle.
Per consentire un intervento veloce, il Comune avrebbe potuto emettere un'ordinanza contingibile ed urgente, in modo da rimuovere il materiale e ricostruire il manufatto. Ma per il Comune non ci sono i presupposti per un'ordinanza del genere.
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola mercoledì 30 marzo
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