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Sabato 31 Marzo 2012
Dall'imprenditore al dipendente
La crisi finisce dallo psicologo
Il dipendente che non arriva alla fine del mese, il precario, il giovane che non trova un'occupazione, il cinquantenne che perde il lavoro all'improvviso. Ma non solo. Gli specialisti del Sant'Anna si prendono cura sempre più spesso di artigiani, titolari di piccole aziende, imprenditori che si sentono schiacciati dal peso delle responsabilità, magari perché sono costretti a licenziare qualcuno.
Gli specialisti del Sant'Anna si prendono cura sempre più spesso di artigiani, titolari di piccole aziende, imprenditori che si sentono schiacciati dal peso delle responsabilità, magari perché sono costretti a licenziare qualcuno. E poi ci sono persone che cercano in tutti i modi di nascondere i problemi, per vergogna.
Gli effetti della crisi economica sulla psiche, insomma, possono essere molto pesanti e al tema - non a caso - è dedicato l'ultimo numero del notiziario del dipartimento di Salute mentale dell'azienda ospedaliera.
«Ormai da tempo stiamo sperimentando la profondità della sofferenza emotiva riconducibile ai problemi di tipo economico - spiega lo psichiatra Carlo Fraticelli - Anche sul territorio comasco cresce la richiesta di aiuto, formulata più o meno chiaramente, e assume spesso le forme di stati depressivi e d'ansia. Il racconto dei nostri pazienti è quello del vivere con il timore del giudizio, del sentirsi paralizzati nella voglia di fare, del senso di abbandono e solitudine, dell'insonnia con risvegli precoci pieni di pensieri negativi. Sintomi che potrebbero anche sfociare in suicidi, cosa che fortunatamente non è avvenuta a differenza degli episodi che si sono verificati in Veneto».
«Effettivamente - continua l'esperto - non vediamo solo persone che faticano a entrare nel mondo del lavoro o restano disoccupate, ma anche piccoli imprenditori che hanno un rapporto diretto e quasi familiare con i dipendenti e soffrono all'idea di dover lasciare a casa qualcuno. Paradossalmente per un manager di una grande azienda può essere più semplice. Subentra, in altri casi, la vergogna, l'incapacità di ammettere i problemi, si teme il giudizio degli altri e il tentativo è quello di non coinvolgere la famiglia. D'altra parte c'è un senso di appartenenza fortissimo da parte di chi ha costruito dal nulla un'attività oppure è subentrato al padre».
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