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Mercoledì 18 Aprile 2012
«Insoluti a Como
Un fondo per le vittime»
Un fondo per le «Vittime degli insoluti» sotto la regia attiva di Confindustria. Una specie di paracadute per tutte quelle realtà produttive che, alle prese con la crisi, andranno a spegnersi in assenza di una concreta iniezione di liquidità a compensazione dei cattivi pagatori.
A proporlo è il segretario generale Fim Cisl Como Alberto Zappa che, proprio ieri mattina, ha fatto il quadro di una situazione, quella comasca, che dopo aver perso 3-4mila occupati a cavallo tra il 2008 e il 2011, si trova ancora davanti un futuro tutt'altro che roseo da affrontare.
Tra le aziende grandi, ce ne sono almeno 18 in seria difficoltà. Sisme, Polti, Chibro e Anors non sono che alcuni dei nomi simbolo di un settore in forte sofferenza. Altre ce ne sono, e ce ne saranno di qui ai prossimi mesi, a dimostrazione d'un contesto tutt'altro che sereno in cui il sindacato si sta muovendo. Accanto a queste, peraltro, il pensiero va «a quelle aziende di cui, a causa delle dimensioni ridotte, nessuno parla». Anche in questo caso, la flessione è un dato di fatto. Inconfutabile. Problemi di liquidità, elevata esposizione debitoria, bassa propensione agli investimenti, mercati poco internazionalizzati e management non all'altezza i fattori che, più d'altri, ne mettono a repentaglio la prosecuzione.
Questo, almeno nell'ottica del segretario generale Fim Cisl Lombardia, Nicola Alberta.
Di fronte a un quadro d'insieme così strutturato, l'idea di coinvolgere direttamente le associazioni datoriali - Confindustria su tutte - per la creazione di un fondo che funga da «sistema di sostegno a favore di quelli che, diversamente, salterebbero» non è scontata. I lavoratori - e la Sisme, con tutti i distinguo del caso, sta lì a dimostrarlo - sono pronti a fare la loro parte. In migliaia lo stanno già facendo, consapevoli che in diverse realtà sono segnalati «ritardi nei pagamenti anche di due, tre mesi».
Nonostante ciò si va avanti. Pur di non cedere. «Di solito - dice Zappa - ci chiamano quando serve, per poi dimenticarsi di noi. Ci vuole una generale assunzione di responsabilità. Istituzioni, imprese, lavoratori, sindacati e anche la Chiesa, ognuno per la sua parte, contribuiscano a individuare una strada».
Accanto al metalmeccanico, «i settori più esposti sono il tessile e il chimico».
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