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Martedì 24 Aprile 2012
Muore di leucemia
un ragazzo di Lurate
Christian Gallo è stato sopraffatto dalla malattia a 12 anni, il trapianto non è bastato a salvarlo
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Papà Francesco Gallo e mamma Roberta erano accanto a Christian - 13 anni il prossimo 27 maggio - l'altro ieri pomeriggio quando è deceduto, sopraffatto da una leucemia contro cui combatteva da tre anni e otto mesi. Non aveva neanche dieci anni quando si è ammalato.
«Nei suoi primi nove anni di vita era sempre stato bene - ricorda il papà - Il primo settembre 2008 lo portammo all'ospedale Valduce, perché aveva una febbre che non andava via neanche con l'antibiotico. Dopo il prelievo ematico, l'hanno trattenuto e l'indomani trasferito al San Gerardo di Monza, dove gli hanno diagnosticato la malattia». «Per due anni è stato sottoposto a cicli di chemioterapia - continua - Il primo anno è stato massacrante, tanto da non riuscire a frequentare la scuola».
«Ha ripreso ad andarci dopo un anno, il primo aprile 2009, quando lo accolsero con una grande festa di bentornato».<+togli_rientro>
<+tondo>L'anno seguente ha frequentato tutta la quinta elementare, poi a settembre aveva iniziato la prima media.
«Ha frequentato due mesi, poi il primo dicembre 2010 è stato ricoverato di nuovo all'ospedale San Gerardo di Monza. Nel periodo compreso tra dicembre e giugno è stato sottoposto a cicli di chemioterapia di secondo livello; ha avuto due infezioni, una a metà dicembre e una a fine marzo, con periodi di ricovero».
«Il 23 giugno 2011 ha fatto il trapianto di midollo, con una compatibilità dell'ottanta per cento con una signora tedesca. In trentasei giorni era fuori dall'ospedale, quasi un record per gli stessi medici. Il trapianto era andato bene e anche i successivi controlli, ma a metà dicembre 2011 si è ammalato per la terza volta».
«È stato ricoverato il 18 dicembre - aggiunge papà Francesco - è rimasto in ospedale 63 giorni e sottoposto a terapie per bloccargli la proliferazione delle cellule tumorali. I medici aspettavano la remissione della malattia per poterlo sottoporre al trapianto con un genitore; eravamo pronti, ma non è stato possibile procedere. Il 19 febbraio l'abbiamo portato a casa».
«Ha vissuto con sacrificio - prosegue il papà - A causa della sua immuno deficienza, eravamo isolati dal resto del mondo. Nei periodi in cui stava meglio, era tornato a scuola, ma sono stati intervalli tra un ciclo di terapia e l'altro».
«La vita di Christian e la nostra, negli ultimi tre anni e otto mesi, sono trascorse tra le quattro mura di casa». «Usciva a prendere una boccata d'aria e rientrava subito. Non c'è stata più una festa di compleanno con i compagni, né una gita scolastica. Eppure non si è mai lamentato; soffriva in silenzio e anche quando stava male, forse per rincuorarci, ci diceva che stava bene. Non ha mai perso la speranza».
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