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Giovedì 24 Maggio 2012
Dall'Emilia al lago di Como
Geologi a caccia di terremoti
L'equipe dell'Università dell'Insubria è ormai un punto di riferimento a livello nazionale. In questi giorni sta raccogliendo dati nei dintorni di Sant'Agostino
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A condurre ricerche sul campo Alessandro Michetti, giunto ieri a Finale Emilia. Il docente di geologia coordina due colleghi dell'Insubria: Franz Livio e Roberto Gambillara si trovano nei dintorni di Sant'Agostino già da domenica.
Il polso della situazione lo fornisce Michetti: «Ci sono un sacco di problemi, gli effetti sull'ambiente e sul costruito sono importanti. Ci sono ancora scosse, ma non sono forti. L'energia ieri e oggi è limitata. Lavorando su fratture e deformazioni del terreno vogliamo capire come evolve il fenomeno».
Una squadra rodata quella dell'Insubria, ha già studiato il terremoto in Abruzzo. Sul posto subito anche nel 2009, spiega ancora Michetti: «È necessario intervenire in fase emergenziale, perché le prove possono sparire nei giorni successivi. Se piove o se procedono a rimozioni». Dal 2005 per bando ministeriale e con successivi fondi della protezione civile a Como due docenti e quattro tra ricercatori e assegnisti studiano le attività tettoniche italiane. Prosegue Michetti: «Con i nostri dati, paleosismologici, possiamo analizzare la pericolosità e quindi aiutare la società a difendersi».
L'Aquila, la faglia di Paganica, sono studiate da anni, anche prima della tragedia. Così la Dorsale appenninica a Ferrara, anche Como è monitorata, Michetti: «Tutta la zona del lago, la fascia da Varese a Bresso. Ci sono faglie con attività tettonica recente analoghe a quella emiliana. Tutta la pianura padana, la pedemontana e le prealpi hanno strutture attive».
C'è da preoccuparsi? Secondo il geologo: «In auto ci si assume un pericolo quotidiano maggiore. La probabilità è rara, l'ultimo grande terremoto nella pianura padana risale al 1222, 1 evento ogni 800 anni. Bisogna studiare e non sottovalutare: l'Italia è zona sismica».
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