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Lunedì 04 Giugno 2012
Como, delitto Di Giacomo
Ho visto Panarisi mentre sparava
Il nuovo ritratto che la contraddittoria memoria di Emanuel Capellato offre di Leonardo Panarisi, considerato l'esecutore materiale dell'omicidio di Antonio Di Giacomo, assomiglia più all'immagine di un sicario che a quella di un assassino occasionale.
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Alla vigilia del processo d'Appello per il delitto di via Cinque Giornate, quando il 9 ottobre 2009 un piccolo artigiano con casa e famiglia in alto lago è stato ucciso con modalità da romanzo noir, spunta un inedito memoriale vergato dall'uomo nel cui appartamento si è consumato il delitto, e che in primo grado a Como è stato condannato all'ergastolo assieme al coimputato Panarisi.
Sono tre pagine scritte fitte al computer quelle con le quali Capellato affida ai giudici della corte d'Assise d'Appello di Milano la sua ennesima verità; quasi una sceneggiatura alla Tarantino nelle quale spunta un Panarisi inedito: armato di pistola con tanto di «silenziatore di grosse dimensioni» che fredda alla testa la sua vittima sparando due colpi dal bagno del monolocale di via Cinque Giornate.
<+tondo>Un'esecuzione alla quale ora Capellato, al contrario di quanto sostenuto per due anni e mezzo, dice di aver assistito. E la racconta così.
«Quando il Panarisi è giunto a casa mia l'armonia che c'era tra me e il povero Di Giacomo è stata sconvolta dalle sue pretese», ovvero - nella ricostruzione offerta dal coimputato - di poter avere gli orologi dell'artigiano lecchese per poter essere così risarcito da Capellato.
«Io e Di Giacomo abbiamo cercato di spiegargli che avremmo provveduto alle sue necessità con delle carte di credito e gli avremmo fatto scegliere delle stufe su internet», ma il tentativo di mediazione, evidentemente, non riesce. «Il Panarisi - si legge ancora nel memoriale - si è recato in bagno mentre io e Di Giacomo cercavamo di risolvere la situazione in modo pacifico. Solo a quel punto ho udito due colpi ovattati provenire dal bagno e alzando lo sguardo ho visto che il povero Di Giacomo era stato colpito al capo. Subito dopo Panarisi è uscito dal bagno con in pugno una pistola con un silenziatore di grosse dimensioni dicendomi "dammi subito quello che mi devi altrimenti fai la fine del tuo amico"».
Secondo questa nuova versione offerta da Capellato il movente dell'omicidio non sarebbe la rapina, come invece sempre sostenuto dagli inquirenti.
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