Da Cantù a Erba
Chiudono i tribunali
La scure dell'austerity si abbatte sul sistema giudiziario italiano. Un rapporto messo a punto dal capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria Luigi Birritteri, in queste ore al vaglio del ministro Paola Severino, prevede la soppressione di 33 "tribunalini", di 367 "procurine" e, soprattutto, delle sezione distaccate, in tutto 220, dall'Alto Adige alla Sicilia.
La proposta potrà subire ancora qualche modifica prima di diventare decreto legislativo, ma la sensazione, negli ambienti parlamentari e in quelli ministeriali, è che indietro non si torni, soprattutto per quanto riguarda i tribunali decentrati.
Per Como, ferma restando la sicura razionalizzazione delle spese di gestione, si prevede il caos, soprattutto per quanto riguarda la giustizia civile. Per intenderci: il tribunale di Cantù, il più grande dei tre, nel 2011 ha trattato circa 320 cause civili, "smaltendo" più o meno 500 decreti ingiuntivi, cui si aggiungono 177 cause penali concluse (su 188 iscritte). Più o meno, comprese Menaggio ed Erba, le sedi distaccate comasche valgono un migliaio di cause penali e circa duemila contenziosi civili all'anno, una mole di lavoro che finirà per riversarsi sugli uffici di largo Spallino, in cui i tempi di attesa, negli ultimi tre anni, si sono dilatati enormemente.
Lo scorso mese di maggio il ministero aveva già sondato il terreno, domandando ai magistrati comaschi (e a quelli del resto del Paese) se e in che tempi sarebbero stati in grado di reggere un trasferimento di personale, fascicoli, in definitiva di intere sezioni. «Il provvedimento era ed è inevitabile - commenta il giudice Marco Mancini, segretario della sezione comasca dell'Anm, l'Associazione nazionale magistrati - Così come sarà inevitabile un certo disagio per gli avvocati e, soprattutto, per i cittadini. A fronte di un risparmio e di una razionalizzazione delle spese garantite, saranno da valutare e sperimentare l'efficienza sul campo nel breve periodo». Come dire:meno uffici, meno soldi, ma più cause, con tempi più lunghi per il cittadino.
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