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Martedì 26 Giugno 2012
Il mondo di Paolucci
silenzio e lavoro
Serio, umile, un grande lavoratore. L'antitesi del grande comunicatore, ma un allenatore serio e affidabilissimo. Lo dice chi ha lavorato con lui: i giocatori e i suoi più stretti collaboratori
Non si sa che accoglienza riceverà a Como. A Chieti, di sicuro, lo rimpiangono già. Perché Silvio Paolucci nato a Tollo, pochi chilometri dal centro abruzzese, la scorsa stagione è stato il perfetto esempio di profeta in patria. Ha ottenuto il massimo tra la sua gente, sfiorando la promozione in Prima divisione con la seconda squadra più giovane del girone. Amato perché parla poco, lavora tanto e vince.
«Preparatevi - dice scherzosamente Gianluca De Rosa, addetto stampa del Chieti - perché Paolucci non si vende bene con le parole. Non agita le folle, non si autopromuove e non va molto oltre il suo compito sul campo, dove però è maniacale. Vive tutto con serenità e senza particolari scaramanzie. Non si lascia travolgere dall'affetto della gente: lo avverte, ma vive le sue emozioni dentro di sé, non sempre riesce a manifestarle. Ma è molto attento ai rapporti umani. Qua è stato facile, il Chieti più che una società è una grande famiglia».
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