I tifosi imbrattano
il ristorante spagnolo

I titolardi del ristorante «Olè» la prendono con filosofia: «Meglio pomodoro che sassi»

COMO Delusione cocente, che per fortuna non si è trasformata in rabbia. La vittoria della Spagna sull'Italia è stata vissuta con compostezza dai tanti comaschi che hanno seguito la partita e fortunatamente non si registrano atti vandalici o violenze gratuite. In città domenica sera si era riversata comunque tanta gente, per assistere alla finalissima in uno dei tanti locali che offrivano la diretta tv. Strapieni i ritrovi al Tempio Voltiano, sold out anche i bar di piazza Cavour e piazza Volta, così come quelli di piazza Sant'Agostino. La speranza che c'era negli occhi dei comaschi, però, si è dissolta ben presto. Tanti hanno abbandonato i locali al terzo gol della Spagna, soprattutto gli stranieri, ma non ci sono state scene di disperazione. Delusione, quella sì. Dei tifosi, non certo dei gestori dei locali che proponevano drink e partita. Affari magrissimi anche per i tanti venditori cingalesi di gadget usa e getta, come bandierine, trombette e megafoni. Sono rimasti con tutta la merce invenduta, inutile anche proporla a prezzi ribassati.
E il lungolago, solo pochi giorni prima diventato un infernale girone dantesco per la vittoria contro la Germania, si è trasformato in una pista semideserta per pochi disinteressati di pallone. Se non altro, si è evitata la follia collettiva di giovedì notte. Ma una domenica di (possibile) festa è diventata una normale notte comasca. Con i gruppi di amici e le coppiette tranquillamente a spasso, a cercare l'ultimo cono gelato. Diciamolo pure: in un atmosfera a dir poco surreale.
Diverso, ovviamente, il clima tra gli spagnoli in città. E soprattutto all'interno del ristorante «Olè», aperto da venti giorni in via Muralto. Il proprietario Miguel Garceran e la sua simpatica truppa di ispanici hanno visto la partita nel locale e hanno festeggiato a base di sangria e prosciutto Pata Negra, prelibato affettato iberico. Più tardi una spiacevole sorpresa: la vetrina era stata fatta oggetto di un lancio di pomodori, mentre tre ragazzini avevano cercato maldestramente di dare fuoco a una delle funi dell'ombrellone all'esterno. «Meglio i pomodori che i sassi...», ha stemperato gli animi Miguel, capelli sale e pepe e una espressione sorniona da attore.
«In realtà -  racconta -  avevamo deciso di restare chiusi per non rappresentare una provocazione. In generale il clima era pacifico, ma tra tanta gente non si sa mai. E alla fine abbiamo fatto bene: se avessero tirato i pomodori con la clientela all'esterno, sarebbe stato molto peggio. Comunque il resto della serata è filato liscio, e anzi ci sono stati italiani che hanno bussato alla vetrina per partecipare alla festa e gustare un bicchiere di vino tinto».

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