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Giovedì 05 Luglio 2012
Liliana Moro
"L'arte è libertà"
Oggi alle 18.30 a Como la conferenza, aperta al pubblico, dell'artista milanese visiting professor del corso superiore 2012 di arti visive della Fondazione Ratti
Alle 18.30, nella sede della Far a Villa Sucota, in via per Cernobbio, 9, si terrà la conferenza, aperta al pubblico, di Liliana Moro, artista milanese che è stata scelta dal direttore Annie Ratti e dal curatore Andrea Lissoni, con il ruolo di visiting professor del corso 2012.
Come sempre, però, accanto al compito più tecnico e specialistico con gli allievi giunti dall'Italia e dal mondo, all'artista ospite è chiesto anche di produrre un lavoro, ad hoc per il contesto comasco. Per questo, alle 20, nello Spazio culturale Antonio Ratti, in Largo Spallino1, sarà proprio Liliana Moro ad inaugurare "Moi", la sua personale pensata per Como. Benchè l'artista voglia mantenere l'effetto sorpresa della sua realizzazione, parliamo con Liliana Moro, seguendo il filo rosso del corso superiore che è chiamata a dirigere. L'edizione 2012 si intitola infatti "Siamo veramente liberi?" e apre una serie di considerazioni interessanti sull'arte e sul rapporto con la società, la politica e il mercato.
Signora Moro, partiamo da questa sua esperienza di visiting professor alla Fondazione Ratti. Come imposterà il lavoro con gli allievi?
Il mio proposito è quello di vivere queste tre settimane a contatto con i giovani artisti in una dimensione di incontro e di scambio. Non attuerò metodologie didattiche perché nell'arte e più in generale nella vita, l'insegnamento passa, a mio parere, soprattutto attraverso l'incontro e lo scambio di esperienze. L'arte non può essere insegnata, ma nasce dal dialogo e dal confronto.
Quali linguaggio sperimenterete nelle vostre lezioni?
Partiremo certamente dal punto di vista personale che ogni artista si deve porre. Ci nutriamo di filosofia, di letteratura. Ogni spunto possibile verrà posto al centro della discussione, per diventare base del lavoro unico e originale dell'artista.
Il tema del corso è "Siamo veramente liberi?". Quale la sua idea riguardo a questo interrogativo, da un punto di vista artistico, politico, mercantile?
Si tratta di una domanda fondamentale di fronte alla quale, l'artista, come e più degli altri, deve assunmersi una precisa responsabilità. Il nostro lavoro è sempre una presa di posizione e quindi io e gli allievi del corso parleremo di libertà attraverso le opere che sapremo produrre.
Crede che l'artista oggi sia libero rispetto all'opinione pubblica, alla committenza e a tutti i condizionamenti?
Anche chi fa arte conosce le pressioni che gli provengono da più parti e che condizionano il lavoro. In un mondo in cui l'economia regola tutto, anche quando è in crisi come ora, è faticoso andare contro corrente. Bisogna però che l'artista continui ad impegnarsi per proporre delle alternative valide e per evitare l'uniformità e il pensiero unico. Le idee non si possono fermare.
Concentriamoci su "Moi" il suo lavoro che si presenta oggi. Viene definito un lavoro "sonoro" e punta, come nel suo stile, sull'essenzialità. Ci può anticipare qualcosa, pur mantenendo il riserbo da lei desiderato?
Non parlo mai prima dei miei lavori, per consentire al pubblico una fruizione individuale. Creare in uno spazio forte e definito come la ex chiesa di San Francesco è stato una sfida stimolante. Proporrò un solo lavoro e la mia essenzialità nasce dal bisogno di "levare" ciò che mi appare superfluo, fino ad arrivare all'essenza delle cose. Anche il non finito non è casuale, ma dettato dalla voglia di lasciare a chi guarda un margine di azione e la possibilità di percorsi autonomi e personali.
Per finire, torniamo al Corso gestito dalla Fondazione Ratti. Un'iniziativa importante per il territorio?
Oggi, in Italia, esistono diverse fondazioni che danno spazio agli artisti e all'arte contemporanea. La Fondazione Ratti ha però il merito di essere stata la prima in Italia a dar vita ad un'iniziativa come il Corso superiore di Arti Visive. Una risorsa preziosa a livello nazionale e oltre.
Il tema del corso inerente la libertà è quanto basta per sollecitare Liliana Moro, colei che la critica definisce «una delle personalità artistiche più interessanti della sua generazione», fortemente radicata in Italia e soprattutto nel capoluogo lombardo, dove dal 1989 al 1993, fondò e gestì, insieme ad altri artisti lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, ma anche conosciuta e apprezzata sul piano internazionale, grazie a numerose mostre e personali.
La mostra della Moro, "Moi", nasce dalla relazione con lo spazio unico dell'edificio e non è un lavoro creato precedentemente e adattato alla nuova situazione. La mostra sarà visitabile fino al 12 settembre, da martedì a domenica, dalle 16 alle 20.
Sara Cerrato
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