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Lunedì 09 Luglio 2012
Ucciso dal metadone
La madre: voglio la verità
La storia di Massimiliano, morto misteriosamente a San Rocco. «Non si drogava, lo hanno avvelenato: chi era con lui è scomparso»
Quattro mesi e qualche giorno più tardi, mamma e papà raccontano la storia di quel loro ragazzo sfortunato, che è poi la storia di uno strano mistero tessuto attorno a una Bohème di emarginazione, solitudine e silenzi che la Procura sta faticosamente cercando di incrinare.
Massimiliano, che di mestiere faceva il saldatore, aveva avuto diversi guai con la legge. Un'aggressione alla convivente nel 2005, a Vertemate, un furto in una farmacia di Tavernola tre anni più tardi, il carcere, a Cremona, fino a gennaio: «Ma tra i tanti problemi che ha avuto nella sua vita - dice la madre - con la droga non aveva nulla a che fare. Era tornato libero da poche settimane, e le posso assicurare che in carcere non avrebbe mai potuto assumere eroina o cocaina regolarmente, neppure volendolo. Mi chiedo che bisogno avesse di prendere del metadone, ma soprattutto perchémai avrebbe dovuto ingerirne addirittura sette dosi, che sono una condanna a morte certa...».
«La verità è che me l'hanno ucciso - dice la signora Lilli - e io pretendo di sapere chi è stato». Polizia e Procura stanno tentando di rintracciare le due persone che erano con lui, una donna e un uomo, il suo convivente, che hanno più o meno la stessa età di Massimiliano. «Lei era una amica di infanzia... So poco di quei giorni, ma credo che avesse chiesto a mio figlio di aiutarla a imbiancare casa».
Con la sua morte si sono volatilizzati entrambi, inghiottiti nel nulla. La polizia li cerca inutilmente da allora, così come cerca di ricostruire. Soprattutto, le incognite riguardano l'ingestione di un tale quantitativo di veleno. Il metadone è una sostanza oppioide sintetica, usata in medicina come analgesico ma anche come terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti.
La legge prevede che esso venga assunto direttamente nei centri di distribuzione autorizzati, cioè i cosiddetti Sert, i servizi antitossicodipendenza delle Asl, che a Como a sede a Camerlata. Chi ne fa uso deve consumarlo di fronte all'operatore. È vero che esiste, probabilmente, un mercato parallelo clandestino, ma da solo non basta a spiegare la morte di quel ragazzo.
Stefano Ferrari
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