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Lunedì 16 Luglio 2012
Prodi e Squinzi insieme
nella scalata dello Stelvio
La voce dello speaker Alessandro Brambilla, ha tuonato come fosse giunto un lampo sullo Stelvio: erano Romano Prodi e Giorgio Squinzi a tagliare il traguardo del Mapei Day. Era mezzogiorno e un quarto. Si era ultimata una fatica iniziata alle 9.30 e durata 21 chilometri. Squinzi da buon padrone di casa ha atteso Prodi sull'ultima curva prima del traguardo e gli ha lasciato il passo. Noblesse obblige.
La voce dello speaker Alessandro Brambilla, ha tuonato come fosse giunto un lampo sullo Stelvio: erano Romano Prodi e Giorgio Squinzi a tagliare il traguardo del Mapei Day. Era mezzogiorno e un quarto. Si era ultimata una fatica iniziata alle 9.30 e durata 21 chilometri. Squinzi da buon padrone di casa ha atteso Prodi sull'ultima curva prima del traguardo e gli ha lasciato il passo. Noblesse obblige. Sono stati vicinissimi per l'intera salita. Mai insieme però, magari solo una ventina di metri di distanza, ma ognuno solo con la propria "scorta".
Il numero uno di Confindustria ha messo a disposizione dell'amico Romano i suoi campioni, Tafi, Zanini, Adriano Baffi, tutta gente che ha lasciato il segno nel mondo del professionismo con indosso la maglia Mapei.
Fra i gregari di lusso anche il presidente del settore ciclismo dell'Unione Sportiva Bormiese, Mario Zangrando, testimone oculare della la salita dei due uomini più attesi fra i tremila partecipanti. «Siamo saliti tranquilli. Non ci sono stati problemi - afferma Mario, dopo essere stato abbracciato calorosamente da Squinzi in un abbraccio che vale più di mille ringraziamenti e con il patron Mapei che annuisce convinto -. Non sono saliti insieme Prodi e Squinzi, ma poco distanti». Il Professore è soddisfatto della sua prestazione: «Non ho avuto nessun problema di fiato, ho solo un po' di mal di gambe». I ciclisti professionisti raccontano che gli ultimi tre chilometri sono terribili. Che bisogna guardare l'asfalto perché altrimenti il traguardo sembra non arrivare più. Ma Prodi se la ride: «Io sono andato solo un po' più piano nella parte finale».
E' un sorriso sul volto anche quello di Squinzi, anche perché quella appena conclusa è stata la sua miglior performance sullo Stelvio.
«Questa è la via alpina più bella d'Europa. La passione per il ciclismo l'ho ereditata da mio padre. Il ciclismo fa parte del nostro Dna. Gli ultimi 3 km sono stati durissimi ma con un po' di assistenza ce l'abbiamo fatta». Se le doti di Squinzi le conosceva, Andrea Tafi, ex campione italiano su strada ed azzurro più volte, ha scoperto ieri quelle di Prodi: «Ha dimostrato di essere in forma. Complimenti per come porta i suoi 76 anni). Ovviamente erano più rilassati alla partenza i due protagonisti più attesi. «Gli inglesi che vincono il Tour de France, un canadese che ha vinto il Giro d'Italia. Mi sembra che stia andando tutto al rovescio nel ciclismo. C'è nostalgia per i grandi italiani».
«E' la prima volta che scalo lo Stelvio dal versante valtellinese. Di solito lo facevo dall'altra parte, arrivando ai gradini. ma sono allenato: le scarpe da ginnastica me le porto sempre in valigia ed ogni giorno faccio la corsetta. La bicicletta invece non me la posso portare in Cina o negli Stati Uniti nei miei viaggi». Non è la prima volta che pedala con l'amico Squinzi, ma bisogna fare un ben salto nella memoria per ricordarsi: «Saranno stati una ventina di anni fa, andavamo sulla Futa. Oggi siamo qui per divertirci». Da queste parti l'ex presidente del consiglio veniva a sciare: «A Bormio e Santa Caterina, questa volta sono venuto per lo Stelvio».
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